giovedì 10 aprile 2014
Nella bozza del Def torna l’«abolizione». M5S attacca. Il Pd: è solo una riforma.
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Torna il giallo sulla detrazione per il coniuge a carico e si riaccende la polemica politica.Dopo l’allarme lanciato da Avvenire il 14 marzo sull’intenzione del governo Renzi di abolire lo sgravio per creare un tax credit (un credito d’imposta) per favorire l’occupazione femminile, l’esecutivo aveva fatto una parziale marcia indietro, inserendo nel testo della legge delega sul lavoro (il Jobs act) al Senato il termine «armonizzazione» della detrazione. Parola ambigua, ma che almeno non era più una cancellazione secca. Ieri, la nuova doccia fredda: nella bozza del Def approvato dal Consiglio dei ministri è tornato il termine «abolizione». Più precisamente a pagina 19 del documento, sotto il titolo Conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali, si legge: «c) abolire la detrazione per il coniuge a carico e introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare...».Dopo che nelle scorse settimane si era levata la voce fortemente contraria di alcuni esponenti di Ncd e Udc, ieri è stato Beppe Grillo, attraverso il suo blog, a sparare ad alzo zero contro la scelta dell’esecutivo. «Renzie continua a raccontare la balla degli 80 euro al mese», si legge in un post firmato da Carla Ruocco, portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera. «Renzie ha tolto, alle stesse categorie cui ha promesso gli 80 euro, le detrazioni per il coniuge a carico che valgono 700-800 euro all’anno, 65 euro al mese. La campagna pubblicitaria del venditore di pentole di Firenze finanziata con il sangue delle famiglie italiane. Un voto di scambio a 15 euro. La tua dignità vale così poco?», denuncia la deputata pentastellata per la quale «eliminare la detrazione sostituendola con il tax credit significa ridurre enormemente la platea dei beneficiari! Infatti il tax credit secondo la fuffa dell’articolo (del Def) menzionato, spetterebbe come credito d’imposta alle imprese che assumono una donna alle seguenti condizioni, coesistenti: donne lavoratrici anche autonome; con figli minori; che si ritrovino al di sotto di un reddito complessivo.Interpretando questa strana normativa – sostiene Carla Ruocco – si scopre che una donna che venisse assunta così che avesse un coniuge a carico, oppure una coppia senza figli o senza figli minori, perderebbero la detrazione, che invece oggi spetta».Getta acqua sul fuoco, però, Filippo Taddei, responsabile Economia del Partito Democratico. «C’è una differenza tra "armonizzazione" e "abrogazione". Se avessimo voluto tagliare la detrazione per il coniuge a carico avremmo scritto "abrogare" (nella legge delega, ndr). Siccome non vogliamo abrogarla ma armonizzala al nuovo sistema fiscale che stiamo introducendo, le speculazioni da campagna elettorale oltre che strumentali sono destituite di qualunque fondamento», taglia corto Taddei. Certo la reiterata confusione sui termini non aiuta. Meglio sarebbe una parola chiara e definitiva del premier: la detrazione per il coniuge a carico rimane o no?
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