lunedì 30 luglio 2012
​Siglato oggi il protocollo d'intesa tra la Regione Emilia-Romagna e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che permetterà a 40 detenuti di portare il loro aiuto nelle zone colpite dal sisma. I primi tre, in arrivo dal carcere di Modena, lavoreranno come cuochi.
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I primi tre partiranno dalla casa circondariale di Modena per lavorare come cuochi. Altri cinque, entro la fine della settimana, arriveranno dal carcere di Piacenza. Via via così fino alla fine del mese di agosto, quando circa 40 detenuti saranno usciti dal carcere con misure alternative per dare il loro contributo, in qualità di volontari, nelle zone del terremoto in Emilia.  È stato siglato oggi il protocollo di intesa tra la Regione Emilia-Romagna, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria e il Tribunale di sorveglianza che dà corpo all’idea lanciata dal ministro della Giustizia, Paola Severino: detenuti fuori dal carcere con misure alternative ma non per lavorare, bensì per dedicarsi al volontariato in aiuto ai terremotati. Fino ad ora, le persone selezionate dal Tribunale di sorveglianza sono tutte di sesso maschile: 3 o 4 detenuti verranno da Modena, una decina dalla Dozza di Bologna, 12 o 13 da Castelfranco Emilia e 8 o 9 dal carcere di Ferrara, oltre a quelli di Piacenza. “Ma il numero – dice il presidente del Tribunale di sorveglianza Francesco Maisto – potrebbe crescere, perché stiamo continuando a vagliare le posizioni”. E insieme a esse anche i curricula, perché nello screening si tiene conto delle capacità professionali dei detenuti, da incrociare con le richieste provenienti dalle zone terremotate. Per realizzare il progetto, che “è praticamente a costo zero”, come specifica l’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi, non si escludono trasferimenti da un carcere all’altro per favorire la vicinanza con i luoghi del sisma. “Si tratta di un segnale importante per rendere la vita di chi sta in carcere compatibile con la vita degli altri” continua Marzocchi, che ci tiene anche a dare una risposta di fronte ai timori avanzati da alcune amministrazioni per la fuoriuscita dei detenuti dalle carceri. “Se vogliamo riabilitare chi ha sbagliato – dice –, non possiamo farlo lasciandolo rinchiuso. La riabilitazione è reinserimento nella società: a volte intorno a questo si creano delle paure, ma noi sfidiamo questi timori anche perché la riabilitazione si svolge attraverso l’accompagnamento”.  Ogni concessione di misura alternativa, vagliata dal Tribunale, richiederà la firma del direttore del carcere e dell’assessore comunale che si occupa della materia. Nelle loro giornate al servizio dei terremotati, i detenuti saranno accompagnati dai volontari delle associazioni già attive nelle carceri, con cui lavoreranno fianco a fianco per tutta la giornata prima di essere riaccompagnati in carcere. Il tutto si svolgerà di concerto con i Centri di servizio per il volontariato delle varie città e sotto il coordinamento di quello di Modena, che organizza il volontariato nell’emergenza terremoto. Dalla selezione, spiega Maisto, sono stati “esclusi i soggetti fragili, che hanno scarse capacità di rapportarsi con gli altri o di lavorare con costanza, ad esempio le persone con disabilità psichica o i tossicodipendenti”. ​​
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