giovedì 28 luglio 2022
Dopo il caso della Messa celebrata su un materassino in mare, il direttore dell’Ufficio liturgico: ecco le regole da rispettare
Giardina (Cei): «Messe "estive": deroghe possibili ma no a sciatterie»

Siciliani

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«Esistono delle regole. E poi ci sono eventi particolari che ne possono condizionare le applicazioni. Senza entrare nel merito di quanto accaduto in Calabria – lo ha già fatto l’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina –, dico solo che l’importante è esprimere sempre la nobiltà e la bellezza della celebrazione in un contesto di rispetto e buonsenso, e utilizzando una gestualità sobria. È un discorso che vale per i luoghi, gli oggetti che si usano e per la stessa corporeità dell’uomo». Don Alberto Giardina, da due mesi direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei, fa chiarezza sulle modalità per celebrare Messa in situazioni “estive”. Il caso calabrese, lo ricordiamo, riguarda una Messa celebrata su un materassino in mare, per la quale il sacerdote milanese, ora oggetto anche di una inchiesta della procura di Crotone, si è scusato.

Fin dove ci si può spingere, per celebrare, quando ci si allontana dai contesti tradizionali?

I criteri sono tracciati dai libri liturgici e dall’ordinamento generale del Messale Romano. La normativa impone che la Messa si celebri in una chiesa, in un luogo dedicato o, comunque, dove la comunità abitualmente si riunisce. Ma ci possono essere altre esigenze pastorali.

Quali?

Sono quelle dettate da alcune esperienze di cui la Chiesa è ricca: per esempio quando si vive un campo Scout o dell’Ac, o quando si incontrano gruppi di famiglie: in questi casi è possibile celebrare in luoghi diversi dagli edifici di culto. Ma sempre nel rispetto della dignità della celebrazione.

A quali condizioni?

Vanno utilizzate le cose vere, belle e buone che sono necessarie. Occorre seguire i criteri così ben richiamati anche nella lettera apostolica di papa Francesco, Desiderio desideravi, che evidenzia quanto sia importante ricreare ogni volta quel senso dello stupore e della bellezza propri del rito. Insomma, va rispettata la pertinenza del nostro celebrare, mentre è da escludere l’improvvisazione.

Può essere suggestivo celebrare una Messa in località di mare o montagna, dove è facile contemplare anche la bellezza del creato. In casi simili, non le sembra che improvvisare possa venire naturale?

Guardi, il problema non è il luogo. È chiaro che in un campo scout non sempre puoi avere la situazione e il luogo liturgico più adatti. Ma aiutare i giovani che guidi a entrare nella bellezza della liturgia non significa accreditare una logica di improvvisazione e sciatteria. Molte comunità ecclesiali in questo periodo si "trasferiscono" nei posti più frequentati da turisti e villeggianti. Si utilizzano anche luoghi all’aperto, celebrando pure alle 21 o alle 22. Il punto è creare un luogo adatto alla celebrazione. E utilizzare, mi passi i termini, "gli attrezzi del mestiere" giusti.

Ovvero?

Una volta trovato un luogo pertinente, vanno usate le suppellettili liturgiche adatte: un tavolo dignitoso che abbia anche una tovaglia, la croce, le candele, e poi calice e patena. Senza tralasciare l’uso del Messale per evitare che si improvvisino i testi. Nulla poi vieta la contemplazione di un posto molto bello unita alla celebrazione.

Altra cosa è vivere eventi in emergenza...

Ci sono situazioni come una guerra, o provocate da eventi climatici estremi, in cui valgono altre considerazioni. Mi viene in mente la prigionia del cardinale vietnamita Van Thuan, che celebrava Messa in cella. Sono casi limite dove un pezzo di pane e qualche goccia di vino aprono egualmente al Mistero celebrato.

Le situazioni vanno contestualizzate...

Direi che c’è l’impegno pastorale, da un lato, in terre e luoghi di turismo dove le diocesi offrono occasioni di incontro e, dall’altro, in situazioni come i campi giovanili o associativi. Ma mai si può cedere alla logica della celebrazione dove capita e da realizzare il prima possibile.

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