mercoledì 20 aprile 2016
​Il testo è blindato per evitare un nuovo passaggio al Senato. Roccella (Idea): garanzie sul rispetto dei tempi, niente forzature e violazioni procedurali.
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Nonostante i tempi serrati, con possibili sedute notturne, il via libera alle unioni civili da parte della commissione Giustizia della Camera, impegnata nell’esame di oltre 800 emendamenti – finora ne sono stati votati e bocciati circa la metà – non arriverà prima della fine del mese. Il che rende inevitabile l’approdo in Aula del provvedimento a maggio con l’ok finale, salvo intoppi, non prima di metà mese. Nel programma dei lavori dell’assemblea di Montecitorio le unioni civili figurano infatti nel calendario di massima del mese di maggio, ma senza una data precisa. E questo anche se il premier in persona aveva chiesto un’accelerazione sulla legge sulle unioni civili, annunciando una settimana fa, durante la diretta social Matteo risponde, che la legge sarebbe stata approvata entro fine aprile. «Siamo abituati ai blitz del governo in Parlamento e ai metodi disinvolti del presidente del Consiglio», dice la parlamentare di Idea Eugenia Roccella. Chiediamo però «garanzie sul rispetto dei tempi stabiliti per il voto in aula – prosegue – e ci auguriamo che il governo non voglia ripetere alla Camera violazioni procedurali e forzature politiche, con l’arroganza del Senato». Intanto maggioranza e governo tengono il punto sul testo: nessuna modifica al ddl per incassare il via libera definitivo in tempi non biblici e scongiurare un ulteriore passaggio al Senato. Ma la blindatura del ddl e i numeri più favorevoli rispetto a palazzo Madama non mettono al riparo da possibili incidenti di percorso in Aula, dove incombe l’incognita del voto segreto. Tanto che torna a prendere quota l’ipotesi fiducia anche per l’ultima lettura del provvedimento. Il timore del Pd, infatti, è che il voto segreto possa far coalizzare non solo tutte le opposizioni ma anche i detrattori del ddl e chi mira, all’interno dello stesso Pd, a dare un segnale al governo Renzi. E a quel punto la soglia di tranquillità della maggioranza si ridurrebbe, aprendo a scenari non privi di incognite.
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