giovedì 23 dicembre 2010
Ieri battaglia a colpi di regolamento ma alla fine Pd e Idv depongono le armi Gelmini: «Riforma storica, archivia il ’68». Il ddl sarà votato definitivamente oggi dall'Aula di Palazzo Madama intorno alle 16.
COMMENTA E CONDIVIDI
Il voto finale sulla riforma universitaria è fissato per oggi pomeriggio. Al termine di un estenuante muro contro muro lo ha deciso ieri sera la terza conferenza dei capigruppo convocata in giornata dal presidente del Senato Renato Schifani. Alla fine l’opposizione ha deposto le armi e su proposta di Anna Finocchiaro (Pd) si è arrivati al compromesso. I lavori per scremare i 400 emendamenti rimasti al ddl di riordino dell’università sono durati fino alle 21 (e non come previsto alla mezzanotte). E oggi riprenderanno alle 9, fino alle 15, quando verranno illustrate le dichiarazioni di voto e il pronunciamento finale dell’aula, previsto dopo le 16 in diretta tv. Esulta il ministro Mariastella Gelmini. Per «un provvedimento storico, che archivia definitivamente il ’68 e la sinistra che non vuole riformare il Paese». E per la «grandissima compattezza» dimostrata dalla maggioranza al Senato.La svolta ha sbloccato una giornata andata avanti tra mille appigli procedurali che Pd e Idv hanno frapposto, sfruttando gli spazi del regolamento. Per questo la seduta è stata interrotta più volte. Ora dopo ora il clima si è surriscaldato e la tensione ha raggiunto l’apice quando Schifani ha deciso di contingentare i tempi e dare un minuto per gruppo, riservando le dichiarazioni di voto in dissenso a comunicazioni scritte alla presidenza. «Non si possono bloccare i lavori», ha affermato tra le proteste dei banchi di opposizione. Veemente la replica della Finocchiaro, per la quale, «non è mai accaduto» che si dessero tempi così brevi, «e se lei, presidente, non riuscirà ad essere garante dell’opposizione in questa discussione, dovremo rivolgerci ad altri». Parole sottolineate da applausi della sua parte e cori di dissenso dalla maggioranza. Dura la replica di Schifani che ha richiamato all’ordine i senatori: «Non siamo allo stadio». E, rivolto all’opposizione, «volete trasformare quest’aula in un’arena: è quello che cercate di fare da ieri (l’altroieri per chi legge, ndr), ma non ve lo consentirò». Proprio la caotica seduta di martedì, con la presidente Rosi Mauro che ha per errore approvato emendamenti di Pd e Idv, era stata in precedenza occasione per circa tre quarti d’ora di interventi sul verbale della seduta. Poi, una volta deciso di affidare il dissenso a fogli scritti, i senatori del Pd si sono recati in massa per consegnarli al banco della presidenza, costringendo Domenico Nania, subentrato a Schifani sullo scranno più alto, a interrompere ancora la seduta, anche se per pochi minuti.La tattica ostruzionistica era stata duramente criticata dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Il quale l’ha spiegata con il fatto che la riforma degli atenei è «l’atto più emblematico per archiviare definitivamente gli anni Settanta, nei quali si producono i germi di quel nichilismo che è ancora tra di noi e che si è propagato in modo particolare nel sistema educativo». Mentre il capogruppo leghista Federico Bricolo l’ha collegata alla volontà di cavalcare la piazza.A tensioni rientrate, la senatrice Finocchiaro ha sottolineato il senso di responsabilità dimostrato, perché «anche con i tempi mai registrati prima così risicati, possiamo imballare l’aula». E ha incassato il fair play del presidente dei senatori pdl, Maurizio Gasparri e dello stesso Schifani che ha trovato «conferma di come il Senato riesce sempre a trovare un momento di sintesi anche in presenza di grandi tensioni».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: