giovedì 27 dicembre 2012
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MOGLIA Natività rappresentata sull'arcata di un porticoSi chiama «presepe del terremoto» ed è stato realizzato sull’unica arcata superstite di un portico secentesco. L’abitato è quello di Moglia, avamposto mantovano sul confine con il modenese. Niente statuine: il paesaggio è quasi da natura morta, e tutti gli elementi della raffigurazione sono travi, legni, porte e scurini raccolti dagli edifici diroccati. Centro focale, la riproduzione di quello stesso affresco della natività che impreziosiva la sacrestia della chiesa parrocchiale. Un dipinto forse irrecuperabile, la cui immagine è stata elevata dal vescovo di Mantova, Roberto Busti, a icona dei suoi auguri natalizi. Ispiratore della rappresentazione è Gianni Bellesia, fotografo mogliese sempre in prima linea nel valorizzare il paese e le sue tradizioni. A realizzarla concretamente, Antonio Pezza. Ma «tutto il paese è costellato di presepi – annota Bellesia –: la nostra gente ha bisogno di calore, di normalità». Ecco allora l’immagine della natività di Cristo, «segno di speranza e di rinascita».VIGARANO Liturgia a mezzanotte nel palasport del paese«Mi sono sentita davvero in chiesa, quest’atmosfera mancava da tempo». Così una signora all’uscita dalla Messa della notte di Natale a Vigarano Mainarda, provincia di Ferrara. E non importa se quella «chiesa» era in realtà il palasport del paese, perché «per la prima volta abbiamo celebrato in un ambiente ampio, riscaldato, allestito con tutti i nostri arredi liturgici». Dalle parole del parroco, don Graziano Donà, traspare tutta la fatica di questi mesi nel trovare un’aula liturgica dignitosa e accogliente. «Prima la Caritas ci ha donato una tensostruttura aperta, poi è arrivato un piccolo ambiente chiuso all’interno di una ex casa protetta. Ora, per Natale, il Comune ci ha concesso il grande Palavigarano». I bambini della scuola materna lo decorato con 58 presepi in scatola, i giovani del coro si sono collocati in una balconata («e pensare che una cantoria non ce l’avevamo nemmeno in chiesa»). Risultato: «Quest’anno, la frequenza alle celebrazioni è aumentata notevolmente»: parola del parroco. FELONICA Campane di nuovo a festa dopo mesi di silenzioA vederlo, con il suo soffitto a cassettoni e il pavimento in cotto fiorentino, sembra tutt’altro che una soluzione provvisoria: il palazzo Cavriani di Felonica, nel Mantovano, dalla quarta domenica di Avvento ospita tutte le celebrazioni liturgiche. «Abbiamo accelerato i suoi lavori di restauro – spiega il sindaco Annalisa Bazzi –, per fare in modo che la parrocchia potesse ambientarvi le funzioni natalizie e tutte quelle successive finchè non saranno terminati i lavori alla nostra chiesa». Dalle scosse di maggio, a ospitare le celebrazioni festive era un corridoio del municipio. «Ma almeno la notte di Natale – attesta Bazzi – avevamo voglia di ritrovarci tutti insieme in un luogo più dignitoso». Ed ecco i due saloni del palazzo. Disposti a «L», con l’altare posizionato al congiungimento dei 2 bracci per poter essere visto da tutti. «Una Messa partecipata anche da molti giovani», ricorda Clara, aiutante del parroco. E annunciata dalle campane a festa, azionate "una tantum" dopo mesi di silenzio. SERMIDE processione suggestiva con l'effigie del BambinoMoglia di Sermide è stato ben più fortunato del paese che non molto lontano porta lo stesso nome: nella notte di Natale ha riaperto i battenti la sua chiesa parrocchiale, inagibile dal 20 maggio. La comunità deve dir grazie al parroco, don Renato Zenezini, che dopo la primissima avvisaglia sismica (quella scossa «dimenticata» dello scorso 25 gennaio) aveva stipulato una speciale assicurazione contro i terremoti. E suggestiva, lunedì notte, è apparsa la processione d’ingresso che ha sancito la «riappropriazione» della chiesa: accanto al presidente e ai ministranti, una donna incinta camminava insieme al marito. Tra le mani teneva l’effigie del bambino Gesù, poi deposta ai piedi dell’altare. «Una celebrazione semplice e solenne – commenta don Zenezini – simile a quelle che abbiamo assicurato nelle altre 5 parrocchie della nostra unità pastorale». Così, il parroco e i suoi due collaboratori hanno presieduto in quella notte due messe a testa. D’altronde, «non potevamo certo trascurare nessuna delle nostre comunità». REGGIOLO La "Marcia della pace" nell'ultimo dell'annoIn provincia di Reggio Emilia è la parrocchia più terremotata, quella di Reggiolo. E non solo in senso materiale. Ai danni delle scosse sismiche (che hanno ridotto quasi in polvere chiesa principale, oratorio e canonica) si aggiunge infatti la preoccupazione per il tracollo della Cooperativa muratori (il debito supera i 150 milioni di euro) e per nuovi fenomeni di infiltrazioni mafiose. Così, modificando una tradizione consolidata, il 31 dicembre la marcia diocesana della pace lascerà il capoluogo per animare Reggiolo. «Il tema della Giornata sarebbe "Costruttori di pace" – spiega il parroco, don Gino Bolognesi –, ma noi abbiamo deciso di declinarlo a livello locale nel segno di "Ri-costruttori di pace"». Intanto le celebrazioni natalizie si susseguono nella tensostruttura posizionata nel cortile dell’oratorio. E anche la mostra presepi delle Acli, nonostante l’inagibilità della rocca che la ospitava. "Niente paura", han detto gli organizzatori: e un nuovo tendone è sorto nella piazza principale". Così, pur provata più di altre, la comunità di Reggiolo non ha voluto perdere nessuno dei suoi segni cristiani. Nemmeno quelli che agli occhi di molti potrebbero quasi sembrare superflui. Come per esempio le 2 campanelle di 30 e 50 chili provenienti dalla Beata Vergine di Lourdes, montate dal 24 notte accanto alla chiesa provvisoria su una struttura in «tubi Innocenti». Quelle stesse che hanno suonato per la prima volta a Natale per annunciare la Messa di mezzanotte. «Il terremoto ha reso inagibili anche i nostri campanili -spiega don Bolognesi - e la gente sentiva da tempo la mancanza dei rintocchi quotidiani. Così abbiamo fatto richiesta alla Protezione civile, e di gran carriera lunedì stesso ci ha montato la torretta». Da quel momento, prima e dopo ogni Messa un incaricato afferra le 2 corde e mette in moto le 2 campane. «Non è certo il suono del nostro concerto principale da 6 bronzi - precisa il parroco -, ma per il momento ci basta così». MIRANDOLA Una registrazione per risentire il suono delle campaneLa chiesa di Santa Maria Maggiore è sventrata, il campanile seriamente danneggiato: troppo pericoloso suonare le campane. Ma la cittadina di Mirandola, 24mila abitanti in provincia di Modena, non ha comunque rinunciato ai rintocchi del Natale: un impianto elettronico ne ha riprodotto i suoni tradizionali. “Deus ex machina” dell’iniziativa è Marcello Pollastri, un ingegnere del posto con la passione per le campane. “Prima di tutto – spiega - abbiamo riesumato dall’archivio del nostro gruppo campanari le registrazioni dei vari concerti. Poi li ho campionati e inseriti in un amplificatore programmabile a tempo collocato nella casa parrocchiale. Infine, durante la messa in sicurezza della torre sono stati installati alcuni diffusori sonori collegati con l’apparecchio a terra”. L’impianto è già in funzione da tempo, con tanto di benedizione del parroco don Carlo Truzzi. Ma per la prima volta, nella notte di Natale ha intonato diversi “doppi bolognesi”: i concerti che in quelle zone annunciano le grandi solennità.LUZZARA Una tensostruttura al posto della chiesa
Il sisma di maggio ha colpito forte anche a Luzzara, provincia di Reggio Emilia: la chiesa parrocchiale è inagibile e le 5000 anime della comunità di San Giorgio celebrano le liturgie festive in una tensostruttura riscaldata. Ma attenzione: se questa tipologia di chiesa provvisoria è in zona la più diffusa, quella della comunità reggiana risulta tra le poche dotate di copertura con pannelli coibentati. Un particolare costruttivo che riduce al massimo la formazione di condensa, evitando quel fastidioso “effetto pioggia” che un po’ ovunque sta mettendo a dura prova la pazienza dei fedeli. E a riprova dell’accoglienza del luogo, ecco le parole del parroco, don Piergiorgio Torreggiani: “alle celebrazioni natalizie la gente è venuta come sempre”. Ma a onor del vero, qualcosa di diverso quest’anno c’era: la rappresentazione di una sacra famiglia, nella tensostruttura, ambientata davanti alla facciata della “vera” chiesa parrocchiale. E accanto la scritta: “non c’era posto per loro nell’alloggio”.
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