mercoledì 19 aprile 2023
Ieri l'inaugurazione alla "Vaccheria": le opere esposte realizzate tramite l'intelligenza artificiale raccontano le esperienze dei ragazzi vittime di bullismo in rete
Acli Roma, una mostra contro il cyberbullismo
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«Ogni volta che entravo in classe li sentivo fare quel verso, mi chiamavano balena». E ancora «mi dicono che quando sorrido sembro un cavallo per colpa dei miei denti», «i miei compagni mi salutavano dicendomi che puzzo come una cipolla». Queste e molte altre sono le testimonianze dei giovani che hanno subito episodi di cyberbullismo in mostra fino al 21 aprile a “La Vaccheria” di Roma (via Giovanni L’Eltore, 35). Il progetto “The AI. D, Il cyberbullismo oltre le parole” raccoglie le frasi e i racconti dei ragazzi che hanno vissuto episodi di bullismo virtuale e, grazie all’intelligenza artificiale, sono diventati disegni e illustrazioni.

La mostra, ideata dalle Acli di Roma e promossa in collaborazione con i Giovani delle Acli e del Municipio IX e con il patrocinio di Roma Capitale, è nata nell’ambito del progetto ‘Con-nesso, navigare nel web senza affondare’ con l’obiettivo di far riflettere i giovani su un uso consapevole della rete. Dopo alcuni moduli formativi nelle scuole superiori della Capitale, che hanno coinvolto oltre 200 adolescenti, è stato realizzato uno spot andato in onda su Sky, Mediaset e sui maxischermi dello Stadio Olimpico durante gli ultimi match di campionato di Roma e Lazio, con protagonista l’influencer ed ex cantante di X Factor Martina Attili. Oltre alla mostra e allo spot, le Acli di Roma hanno messo a disposizione il canale Telegram @aclinobulli attraverso il quale i ragazzi possono essere ascoltati e sostenuti gratuitamente sia dal punto di vista psicologico che legale.

Un percorso composto da tre capitoli. Il Muro della shitstorm, in cui il visitatore sperimenta il senso di oppressione che prova una vittima di cyberbullismo: su uno schermo vengono proiettati gli insulti dei bulli virtuali. Si passa allo Scrigno dell’ascolto, si entra in uno spazio protetto dove il trauma delle vittime viene tradotto dall’AI in immagini. La terza e ultima parte della mostra è la Parete della ricostruzione, in cui le opere sono posizionate all’interno di una cornice per un percorso di rinascita e superamento della violenza.

Quello del cyberbullismo è un fenomeno dilagante e preoccupante che unisce Acli e Comune di Roma. Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma, ha raccontato del percorso iniziato durante il lockdown: «Abbiamo creduto che i ragazzi potessero essere protagonisti, veicoli per raggiungere più persone possibili». Con l’ambizione di combattere le povertà educative, la presidente ha creato una «rete» cui sono seguiti lo spot e la mostra. «Dovete chiedere aiuto, da soli non si sconfigge questo male, si deve affrontare insieme», ha concluso così il suo intervento.

«Una sfida collettiva», ha spiegato durante il taglio del nastro Titti Di Salvo, presidente del Municipio IX, per «aiutare i soggetti che agiscono sul territorio a fare sistema». Per Simone Romagnoli, Coordinatore Nazionale Giovani delle Acli, si tratta di un «sogno diventato un segno»: come la sofferenza di una persona può diventare un’opera d’arte. E il vescovo ausiliare di Roma Riccardo Lamba ha citato una celebre frase di Don Bosco («basta che siate giovani perché io vi ami assai») per far capire come nelle parrocchie e nelle realtà scolastiche sia importante informare i ragazzi e sostenerli. Per Emiliano Manfredonia, Presidente della Federazione Internazionale delle Acli, la mostra è «un’esperienza da far fare ai ragazzi, agli educatori e ai genitori».

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