martedì 20 agosto 2013
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Ci vorranno dei mesi «prima che la struttura possa essere riaperta e accogliere nuovamente le persone». Resterà chiuso a lungo il Centro di identificazione ed espulsione di Isola Capo Rizzuto, a pochi chilometri da Crotone, gravemente danneggiato a seguito di una rivolta scoppiata all'interno del centro nei giorni scorsi. A provocare la violenta reazione degli “ospiti” (i migranti trattenuti nella struttura non sono, almeno formalmente, detenuti) la morte sospetta di un 31enne di origine marocchina, deceduto il 10 agosto scorso apparentemente per problemi cardiaci. Le cause della morte, avvenuta il 10 agosto, rimangono ancora da chiarire: in base all’autopsia disposta dalla Procura della Repubblica il decesso sarebbe stato provocato da una non meglio specificata “cardiopatia” anche se il medico legale si è riservato l'esito finale, dopo aver riscontrato nel corpo del giovane la presenza di alcune sostanze, probabilmente farmaci, alle quali potrebbe essere ricondotta una concausa della morte.In Calabria, il Cie di Crotone è l’ultima struttura del genere rimasta; il Cie di Lamezia è stato chiuso circa un anno fa e da alcuni mesi è iniziata  la riconversione della struttura che, dal giugno scorso, accoglie migranti da destinare ai progetti Sprar per i rifugiati e i richiedenti asilo.

Il Cie è gestito dalla “Misericordia” di Isola Capo Rizzuto, che si occupa anche del centro accoglienza che ospita i migranti rifugiati politici e richiedenti asilo. Una struttura che in queste ultime settimane, sta letteralmente scoppiando: in quello che è il centro di accoglienza più grande d'Europa sono ospitati oltre 1.800 immigrati rispetto alla capienza ufficiale di 1.450 posti. E proprio per protestare contro il sovraffollamento e le carenze organizzative della struttura, alcune decine di migranti hanno occupato per alcune ore la strada statale 106 che scorre accanto al centro d'accoglienza.

La rivolta dei migranti rinchiusi nel Cie di Crotone rimarca ulteriormente le criticità della gestione dei centri di detenzione per migranti. «La tragica notizia (della morte del giovane marocchino, ndr)  – sottolinea il Medu -Medici per i Diritti Umani in una nota - è stata riportata dalla stampa solo ieri, a nove giorni dal decesso e a una settimana dallo scoppio di una rivolta dei trattenuti che ha causato la totale inagibilità e quindi la chiusura temporanea della struttura. Ciò conferma la natura di luoghi chiusi di questi centri, separati dal territorio e in alcuni casi  difficilmente accessibili da parte della stampa, delle organizzazioni indipendenti e della società civile».Il Cie di Isola Capo Rizzuto (Crotone) è stato visitato dai medici e gli operatori socio-legali di Medu lo scorso gennaio e in quell’occasione venivano rilevate  gravi carenze. Ricorda l’associazione: «Il Cie appariva infatti in pessime condizioni strutturali (nonostante la chiusura dal 2010 al 2012 per lavori di ristrutturazione in seguito a gravi danneggiamenti causati da una serie di rivolte nel 2010), con standard qualitativi non adeguati e servizi ridotti al minimo (il budget giornaliero per singolo trattenuto è di 21,42 euro al giorno, il più basso di tutti i Cie). Ad aggravare la situazione contribuiscono l’estrema restrizione degli spazi di vita (gli edifici circondati da sbarre di ferro sono ulteriormente suddivisi al loro interno in sezioni separate) e l’assenza di attività e di spazi comuni e lo stato di isolamento e abbandono, in assenza di  servizi adeguati». 

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