giovedì 31 gennaio 2013
Va verso un esito positivo la sconcertante vicenda del giovane colombiano affetto da disabilità. È nato in Italia ma per via di un vuoto legislativo rischiava di veder bocciata la richiesta di cittadinanza. Verrà corretta la norma che impedisce ai Down di giurare.
Cittadini senza dubbio di Francesco Riccardi
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​Cristian Ramos potrà diventare cittadino italiano. La sindrome di Down, di cui soffre dalla nascita e che non gli impedisce di frequentare le scuole superiori, di avere amici, di giocare a calcetto e di nuotare con destrezza, non gli impedirà neppure di ottenere la nostra cittadinanza. La sua domanda infatti, assicura il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, verrà valutata «nel modo più appropriato possibile». E su richiesta del ministro, l’ufficio legislativo del Viminale sta già lavorando alla stesura di un disegno di legge, da lasciare pronto per l’avvio della prossima legislatura, che eviti per il futuro il ripetersi di casi simili. Una conferma di come, anche dai vicoli tortuosi e spesso "ciechi" della burocrazia, intessuti di norme ingiuste e contraddittorie, qualche volta si possa uscire, grazie alla sensibilità e alla buona volontà nelle istituzioni: «Da un primo accertamento, ci risulta che il giovane Ramos non abbia ancora effettuato formalmente la domanda di cittadinanza - fanno sapere dal Viminale -. Ma il ministro ha dato indicazione al prefetto di Roma, affinché contatti la signora Ramos per invitarla a presentare la domanda, con l’assicurazione che verrà valutata nel modo più appropriato possibile...».La sconcertante vicenda di Cristian (denunciata il 24 gennaio da Avvenire e sottolineata ieri con un editoriale), si può sintetizzare così: è nato a Roma da padre italiano (che non l’ha riconosciuto) e madre colombiana, la signora Gloria, che qualche mese fa, al compimento dei suoi diciotto anni, ha pensato di fargli inoltrare domanda per la cittadinanza italiana. Ma sia all’anagrafe che in prefettura, dove la signora Ramos si è recata per assumere informazioni, hanno scosso la testa: secondo la legislazione italiana, hanno risposto, può ottenere la cittadinanza solo chi sia in grado di manifestare «autonomamente la propria volontà e il desiderio di diventare cittadino». E a nulla è valso far notare come l’Italia abbia da tempo ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone disabili (che all’articolo 18 stabilisce chiaramente come il diritto alla cittadinanza non possa esser negato per motivi legati alla disabilità»). «C’è un vuoto normativo» che non integra le norme della Convenzione, è stata l’asciutta risposta, condita con un’alzata di spalle. Ma Gloria e Cristian non si sono arresi, anche grazie al sostegno dell’Associazione italiana persone down. Dopo gli articoli pubblicati da Avvenire, due giorni fa, il ministro dell’Interno ha fatto sapere di voler approfondire la situazione. E ieri è giunto infine l’invito informale a presentare la domanda, rivolto alla signora Ramos. Ma il suo caso non è l’unico: c’è ad esempio quello di un altro ragazzo d’origine albanese, la cui richiesta è stata già presentata e respinta, «non perché soffra della sindrome di Down - osservano al Viminale - ma perché in quel caso è stata pronunciata da un tribunale italiano una sentenza d’incapacità d’intendere e di volere». Il disegno di legge al quale gli esperti del Viminale stanno lavorando già da ieri dovrebbe servire proprio a colmare le aporie legislative, con regole chiare che evitino una volta per tutte umilianti discriminazioni a chi già deve sostenere battaglie quotidiane più faticose di quelle di altri. Anche perché di casi come quello di Cristian potrebbero essercene decine. Il ministro Anna Maria Cancellieri ne è consapevole e perciò lancia un appello: «Chiedo alle persone, alle famiglie e alle associazioni che siano a conoscenza di situazioni con caratteristiche analoghe di segnalarli al ministero dell’Interno, che li vaglierà attentamente cercando di venire incontro alle richieste dei cittadini».
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