giovedì 22 ottobre 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
I genitori italiani cercano di tenere i loro figli lontano dai problemi collegati alla crisi economica. Rinunciano a qualche vestito, a un viaggio, agli oggetti elettronici, alla cena fuori, ma non lo fanno pesare ai loro pargoli, che mantengono sostanzialmente inalterati gli stili di vita. La famiglia, insomma, fa da scudo. Lo rivela una ricerca del “Centro studi Minori e media”, realizzata in collaborazione con l’Università di Firenze, su un campione di studenti tra i 15 e i 20 anni, presentata ieri nella sede del Consiglio regionale del capoluogo toscano.Due ragazzi su dieci non sanno se la crisi economica pone problemi alla famiglia e solo la metà dei genitori cerca di coinvolgere i figli, di responsabilizzarli sui problemi che la difficile congiuntura pone al nucleo familiare. I genitori cercano di proteggere i figli, anche nel caso in cui la crisi ponga problemi gravi. E li pone, anche se non sempre gravi, almeno nel 60% dei casi.Ma cosa pensano realmente i giovani della crisi? Analizzando i dati della ricerca possiamo stilare una classifica che parte da coloro che sono i più colpiti a coloro che lo sono meno: al primo posto c’è chi è senza lavoro o ha un lavoro precario, al secondo i lavoratori dipendenti, al terzo gli anziani, al quarto i lavoratori autonomi, al quinto i giovani, all’ultimo posto le donne. Per i giovani intervistati le principali cause della crisi sono l’evasione fiscale, i paradisi fiscali e l’assenza di regole e di organismi di controllo. Per cui «i principali responsabili della crisi sono i governi» e per uscirne «il governo dovrebbe sostenere le famiglie che non arrivano alla fine del mese, mentre la principale conseguenza della crisi sarà l’aumento del divario tra ricchi e poveri».La principale fonte mediale di informazione sulla crisi economica dei giovani intervistati è la televisione. Nonostante l’impiego ormai assiduo di internet, solo il 7% dei ragazzi usa il web per accedere a notizie sulla crisi. Solo il 9% dichiara di informarsi leggendo un giornale. Nove ragazzi su 10 hanno dichiarato che sarebbero interessati a ricevere più informazioni sulla crisi economica. Solo il 6% ha detto che l’argomento crisi economica non gli interessa. Alla domanda «che sentimento ti suscitano le notizie sulla crisi economica?», un terzo degli intervistati ha risposto «rabbia e voglia di reagire» ed un altro terzo ha risposto «senso di impotenza». «I giovani del Sud – a giudizio dei curatori della ricerca – reagiscono soprattutto con il ribellismo. Fra i giovani del Nord prevalgono atteggiamenti passivi: l’indifferenza o la sensazione di impotenza».In conseguenza della crisi economica sono cambiati il modo di vivere e i consumi dei giovani? Analizzando i dati della ricerca su “Minori, mass media e crisi economica” scopriamo che la crisi economica ha avuto poche o nessuna conseguenza sullo stile di vita dei ragazzi intervistati. Solo il 6% ha dichiarato di aver avuto un grosso cambiamento nel proprio stile di vita.Per quanto riguarda le attività ricreative e i consumi individuali i giovani hanno visto diminuire di poco le proprie disponibilità. Solo il 6% dei ragazzi intervistati ha dichiarato che la paghetta che ricevono dai genitori gli è stata ridotta parecchio o tolta.Incrociando la riduzione o meno della paghetta con i maggiori o minori problemi che la famiglia del giovane ha avuto in seguito alla crisi economica, notiamo che anche in caso di problemi gravi, ai giovani non viene quasi mai negata la propria liquidità. Solo il 6% degli intervistati ha rinunciato alla discoteca o ci va molto meno. Solo il 9% ha rinunciato a fare sport o lo fa molto meno. Soltanto il 10% ha rinunciato ad andare a mangiare fuori o ci va molto meno.E gli acquisti? La riduzione dei consumi è stata molto contenuta: l’83% del campione ha ridotto poco o per niente l’acquisto dei beni proposti, ovvero scarpe, vestiti, libri, riviste e fumetti, musica, ricariche del cellulare, oggetti elettronici. Analizzando infine la visione del futuro del giovane in questo momento di crisi economica, notiamo che un terzo degli intervistati pensa che la propria vita rimarrà la stessa; la metà del campione teme che la propria vita peggiori; il 14% è convinto che la propria vita migliorerà, perché «la gente tornerà a dare importanza alle cose essenziali».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: