giovedì 14 gennaio 2021
«La profilassi evita che ci ammaliamo, ma ancora non sappiamo se evita anche che ci infettiamo e quindi contagiamo i non vaccinati. In teoria non dovrebbe accadere...»
Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare e virologica dell'Universita di Padova, in un'immagine d'archivio

Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare e virologica dell'Universita di Padova, in un'immagine d'archivio - Ansa

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«L’illusionista Houdini riusciva a liberarsi davanti al pubblico da catene, lucchetti e camicie di forza. Evase persino ammanettato in una scatola di vetro totalmente piena d’acqua: fu il più famoso escapologo del mondo. Il rischio forte che corriamo è che il Covid faccia come Houdini e, prima che possiamo ingabbiarlo col vaccino, trovi il suo escape, la sua via di fuga».
Andrea Crisanti, l’uomo del "modello Veneto" nella fase del primo lockdown, ci ha sempre visto giusto, anche quando ha preconizzato un’Italia tutta rossa proprio per dicembre. «La scienza sa come si comporta un virus e di conseguenza si aspetta ciò che poi in effetti accade» spiega l’ordinario di Microbiologia dell’università di Padova. Dunque l’ipotesi di un Sars-CoV-2 che reagisce alla campagna vaccinale con un’improvvisa evasione va presa molto sul serio.

Sta dicendo che proprio il tanto atteso vaccino potrebbe spingere il virus a mutare, per sfuggire alla prigione in cui lo stiamo chiudendo?
Il virus non è intelligente, ma dalla sua ha milioni di anni di evoluzione, mentre noi umani siamo gli ultimi arrivati sulla Terra. Alla nostra intelligenza scientifica qualsiasi batterio o virus oppone una capacità di creare varianti che resistano a farmaci e vaccini. Il coronavirus del Covid muta meno di molti altri virus, perché è dotato di un gene "correttore di bozze" che tende a correggere gli errori in fase di replicazione, ma il suo comportamento è ingannevole, ha già dimostrato di saper fare le sue mutazioni anche aggressive, e ha creato parecchia confusione, basti vedere il caos attuale in Gran Bretagna, dove l’elevata contagiosità della variante inglese sta causando un numero altissimo di morti, nonostante la bassa letalità del virus. Ecco perché introdurre un vaccino proprio durante un picco di contagi potrebbe indurre il virus a selezionare una nuova variante capace di aggirare le barricate e affermare nel mondo la sua mutazione più abile. Sebbene la variante inglese sembri essere riconosciuta dagli anticorpi indotti dai vaccini ad oggi sviluppati, la sua presenza pone dei problemi rilevanti per la vaccinazione di massa. Sembra infatti che questa variante abbia un indice di trasmissione (R0) di circa 4, quindi ben superiore alla variante che circola comunemente nel resto d’Europa. Questo ha un impatto sulla soglia alla quale si raggiunge l’immunità di gregge, perché con un R0 di 2,6 questa si raggiunge quando il 70% della popolazione è protetto, invece con un R0 di 4 occorre proteggere l’85% della popolazione. Ma ciò comporterebbe rendere la vaccinazione obbligatoria.

Visti i dati in rapida ascesa anche in Italia e la possibilità che proprio il vaccino selezioni nuove varianti, sarebbe meglio rimandare la campagna vaccinale?
Al contrario, ormai è fondamentale correre: bisogna vaccinare più gente possibile per non lasciare al Sars-CoV-2 il tempo di ingegnarsi e fare come Houdini. L’illusionista a forza di sfide alla fine ci ha rimesso la pelle, noi dobbiamo far sì che anche il virus finisca male: sbarrargli tutte le porte perché non si scavi il tunnel per evadere dalla prigione. In passato ha già diffuso la famigerata variante G, dieci volte più contagiosa della iniziale epidemia di Wuhan, poi quella inglese, ora quella sudafricana, e magari ce n’è già pure una italiana (non lo possiamo sapere perché non abbiamo tanti mezzi per sequenziare il genoma quanti ne ha l’Inghilterra)... Insomma, non ci possiamo permettere disorganizzazioni, dobbiamo immunizzare centinaia di migliaia di italiani al giorno, sperando di arrivare prima di Houdini.

Non teme che, una volta vaccinate le prime decine di milioni di italiani, gli altri si rilassino e quindi non si raggiunga il traguardo di almeno il 70% di popolazione protetta?
È probabile e pericoloso: questo tipo di atteggiamenti darebbe una opportunità al virus con effetti devastanti. Non solo dobbiamo accelerare ma restare estremamente attenti fino alla fine della campagna vaccinale, il prossimo autunno: la profilassi evita che ci ammaliamo ma ancora non sappiamo se evita anche che ci infettiamo e quindi contagiamo i non vaccinati. In teoria non dovrebbe accadere, il vaccino dovrebbe inattivare il virus appena lo incontra...

I "no vax" difendono la loro posizione dicendo «chi si vaccina non si può più ammalare, dunque noi non facciamo male a nessuno, rischiamo solo di contagiarci noi».
Errore plateale: chi non si vaccina mantiene alta la circolazione del virus, e questo ne trae vantaggio generando nuove varianti magari resistenti alla risposta immune indotta. Se per sventura ci riesce, reinfetta anche tutti i vaccinati e torniamo inermi.

Una mutazione del virus potrebbe vanificare anche i farmaci anti Covid in via di sperimentazione, cioè quegli "anticorpi monoclonali" sui quali abbiamo grandi speranze?
Rischiano più i farmaci che i vaccini. Il motivo è chiaro: i vaccini di Pfizer e Moderna inducono l’organismo a produrre la proteina Spike (che è la testa d’ariete con cui il virus penetra nelle nostre cellule), in modo da addestrarlo a riconoscerla e quando arriva quella vera, attaccata alla corona esterna del virus, la combatte. Un virus potrà mutare una piccola parte della testa d’ariete, non tutta, quindi il vaccino ha ogni probabilità di restare efficace anche sulle varianti, tipo quella inglese o la sudafricana. Invece il farmaco va a colpire un solo sito della Spike: se muta proprio quello, l’anticorpo monoclonale si può buttare via. L’umanità passerebbe in un attimo dal bianco al nero. Di nuovo, la soluzione è correre con i vaccini prima che possa accadere.

Lei però ha più volte consigliato di fare prima un lockdown serio di un mese e solo poi una vaccinazione di massa. Ha cambiato idea?
La soluzione ottimale e definitiva sarebbe ovviamente quella, un mese di lockdown duro, azzeramento o riduzione dei casi (che si accompagnerebbe a una drastica riduzione della capacità del virus di generare varianti), e subito vaccinazione a tutti. Ma la popolazione è stressata dai troppi tira e molla, per cui resta un unico forte appello: rifornire continuamente le regioni di dosi di vaccini Pfizer e Moderna. Il vaccino di AstraZeneca ha avuto inciampi, risulta che nei pazienti che per errore hanno ricevuto metà dose la protezione è maggiore, il che richiederebbe di ricominciare la sperimentazione da zero... Invece l’Inghilterra, pressata da oltre mille vittime al giorno, ha una fretta talmente disperata che ha deciso di iniettare le dosi intere.

Il suo Veneto, all’inizio della pandemia citato nel mondo per il perfetto metodo di tracciamento, ora è sempre in vetta alle classifiche per numero di contagi e di vittime. Cos’è andato storto?
Non solo una serie di aperture precoci, ma soprattutto l’utilizzo improprio dei tamponi rapidi, che hanno un margine di errore alto: hanno dichiarato negativi molti soggetti che erano positivi e addirittura in qualche caso persino "superdiffusori". In Veneto vige la prassi di fare il vero tampone molecolare a chi col tampone rapido è risultato positivo, invece va fatto il contrario, bisogna ricontrollare solo chi risulta negativo: il falso positivo non fa male a nessuno, il falso negativo è una mina vagante, se dai alla persona la sicurezza di non essere contagiosa andrà a trovare gli anziani genitori o a cena dagli amici. Il tampone rapido va bene per indagini di massa indicative, dove non serve precisione, ma non per dare la certezza a un singolo. Il fatto è che se ne sono acquistati per 148 milioni di euro e ora bisogna smaltirli...

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