giovedì 26 gennaio 2012
Il comandante delle Capitanerie di Porto, Marco Brusco, sentito in Parlamento. "Gravi responsabilità del comandante: sbagliò la manovra e dette l'allarme con un'ora di ritardo, quando la nave era ormai inclinata di 90 gradi".​ Ombre anche sul ruolo degli ufficiali. Sono 16 i morti accertati, altre 16 persone risultano disperse.
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​Se il comandante Francesco Schettino "non avesse perso un'ora preziosa" forse non ci sarebbero 16 vittime accertate e altre 16 persone che mancano all'appello, probabilmente sepolte nel ventre della Costa Concordia naufragata all'isola del Giglio.IL PRIMO ERRORE: LA ROTTA CAMBIATAL'ultima accusa nei confronti del primo ufficiale della nave, la più pesante, arriva dal comandante delle Capitanerie di Porto, Marco Brusco. Perché l'ammiraglio non lo dice chiaramente, ma il suo pensiero è chiaro: se l'allarme fosse stato dato prima, non ci sarebbero stati i morti. "Sarebbe andata di lusso". La responsabilità dell'incidente "è sicuramente del comandante" dice senza mezzi termini Brusco in Parlamento, sentito dalla commissione Lavori Pubblici del Senato. È lui che "predispone la rotta" ed è lui che "l'ha impostata" alla partenza da Civitavecchia. "È evidente che se poi ha deciso di cambiarla - sottolinea l'ammiraglio - ha staccato gli strumenti e ha lavorato in manuale". Andandosi a schiantare sullo scoglio a 150 metri dalla costa. Dunque non possono esserci dubbi: "La responsabilità è sua".Certo, ragiona il comandante delle Capitanerie di Porto, c'è da chiedersi perché "gli ufficiali che erano con lui - "gli stessi che poi sono 'scivolatì con il comandante sulla scialuppa" ironizza Brusco - "siano rimasti zitti", senza cercare di distoglierlo da quella navigazione a rischio. Una domanda che si sono posti anche gli inquirenti e che potrebbe portare all'iscrizione nel registro degli indagati di altri membri dell'equipaggio, qualora ne fossero accertate le eventuali responsabilità. IL SECONDO ERRORE: L'ALLARME IN RITARDOCerto è che, oltre a sbagliare clamorosamente la manovra, Schettino fece anche un altro errore, quella maledetta sera. Un errore che forse è costato la vita a decine di persone. "Se facciamo un attimo di attenzione e consideriamo che a bordo c'erano oltre 4.200 persone, possiamo dire che è andata bene" premette Brusco, che poi lancia l'attacco: "Ma se il comandante non avesse fatto perdere un'ora preziosa, sarebbe andata di lusso". Tradotto, significa che se Schettino avesse dato l'allarme "quando la nave era inclinata a 20 gradi e non a 90, sarebbe stato molto più facile calare le scialuppe". E invece, "la prima ora dopo l'urto, la più importante, è stata persa". Poi è stato "un rincorrersi, ci sono stati ordini contradditori, il comandante se n'è andato, le scialuppe non si sono potute calare, non c'è stato modo di gestire l'angoscia dei passeggeri". È in quell'ora che il naufragio si è trasformato in tragedia. "Se Schettino avesse utilizzato bene la prima ora - ripete amaro l'ammiraglio Brusco - tutto sarebbe stato più sereno".LA PRATICA DELL'"INCHINO": NON E' VIETATA PURCHE' "IN SICUREZZA"Durante l'audizione il comandante delle Capitanerie di Porto si è soffermato anche sulla pratica dell'inchino. Sostenendo che quella di Schettino è stata una manovra quantomeno "stravagante", perché la nave "fa una rotta quasi ad angolo acuto rispetto al Giglio e con una velocità piuttosto elevata", mentre la navigazione turistica, che è una "tradizione marinaresca non così radicata e frequente" in tutto il mondo, prevede una "rotta piuttosto ravvicinata" ma "parallela alla linea di costa" e soprattutto "sempre in sicurezza". "Non èvietata - aggiunge Brusco - se effettuata con criterio e nel rispetto delle specifiche norme necessarie". Anche sui soccorsi, la visione delle Capitanerie di Porto e ben diversa da quella di Schettino. Perché è vero che il personale di Costa "ha dato delle risposte adeguate". Ma si tratta di risposte arrivate "dall'equipaggio, meno dagli ufficiali: sono stati più bravi quelli sotto che lo stato maggiore".
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