sabato 18 dicembre 2010
Maroni: sbagliato rilasciare i fermati, possono colpire di nuovo. Il Guardasigilli mette sotto la lente il provvedimento delle toghe, mentre l'Associazione italiana magistrati parla di interferenze indebite. Intanto Alemanno annuncia che in vista dei cortei di martedì prossimo a Roma sarà rafforzata la zona rossa. E il ministro dell'Interno giudica interessante la proposta di esterndere il Daspo alle manifestazioni di piazza.
- C'è un rischio guerriglia anche per il ddl Gelmini
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«Il centro storico è già zona rossa e sarà rafforzato con la massima mobilitazione delle forze dell'ordine". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervenuto in merito alle eventuali manifestazioni studentesche che si svolgeranno la prossima settimana a Roma in occasione della votazione in Parlamento del Ddl Gelmini. Alemanno, che si è espresso subito dopo una riunione in questura assieme al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e al questore Francesco Tagliente, ha spiegato che "la questura e il prefetto hanno garantito la massima attenzione affinché il centro storico non venga più investito da incidenti o avvengano episodi come quelli della settimana scorsa. Si disporranno tutte le misure di ordine pubblico necessarie a tenere lontano dal centro le manifestazioni". Per il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, la proposta di estendere il Daspo (divieto di accedere a manifestazioni sportive) anche alle manifestazioni di piazza "è interessante" e potrebbe essereinserita da subito nel ddl sicurezza che ha iniziato l'iter al Senato. "Valuteremo - ha detto Maroni - se c'è una maggioranza che sostiene questa proposta". Cortei, scontro governo-magistrati«Rispetto, ma non condivido». Non è piaciuta, a Roberto Ma­roni, la decisione dei magi­strati di scarcerare 24 dei giovani fer­mati per gli scontri di martedì a Roma, mentre era in corso il voto sulla fidu­cia. Ricorda le «decine di bombe» lan­ciate, parla di «gratuita violenza ur­bana », e aggiunge preoccupato: «O­ra hanno la possibilità di reiterare le violenze», con chiaro riferimento a quella che poteva essere - a suo av­viso - una motivazione per non di­sporle, quelle scarcerazioni. Maroni, riferendo al Senato, ha giu­dicato «oculata» la condotta delle forze di polizia, bollando come «il­lazioni false e offensive» la tesi se­condo la quale vi sarebbero stati de­gli infiltrati. Il ministro dell’Interno non nasconde ora la preoccupazio­ne in vista dell’approvazione, previ­sta per mercoledì, della riforma del­l’università. E ricorda: «Nell’udienza di convalida è stato confermato l’ar­resto di tutti i fermati». A sostegno delle perplessità di Maro­ni arriva la decisione del Guardasigil­li, Angelino Alfano, che incarica l’I- spettorato Generale di effettuare l’«accer­tamento urgente sulla conformità formale e sostanziale alle norme, del provvedimen­to disposto dall’Autorità Giudiziaria». Ma questa decisione alimenta un nuovo scontro con le toghe, che esprimono «preoc­cupazione » per l’iniziativa del Ministro del­la Giustizia. «Siamo di fronte a un’indebita interferenza nello svolgimento dell’attività giudiziaria che rischia di pregiudicare il re­golare accertamento dei fatti e delle re­sponsabilità dei singoli», affermano in una nota il presidente e il segretario dell’Anm, Luca Palamara e Giuseppe Cascini. «La no­stra condanna degli episodi di violenza cui abbiamo assistito – aggiungono – è ferma e netta e l’Anm esprime solidarietà agli ap­partenenti alle Forze dell’ordine che sono ri­masti feriti nello svolgimento delle loro fun­zioni. Ma abbiamo il dovere ricordare che alla magistratura è affidato il delicatissimo compito di accertare responsabilità indivi­duali, di verificare la fondatezza delle accu­se e di valutare la sussistenza dei presup­posti per l’applicazione di misure cautela­ri, a partire dal fondamentali principio del­la assoluta eccezionalità della custodia in corso di processo». L’accusa, dunque, è di fa­re garantismo a corrente alternata. «Princi­pi – polemizzano i magistrati – che sovente molti politici ci ricordano in occasione di inchieste che toccano la pubblica ammi­nistrazione e che troppo facilmente ven­gono dimenticati in altre occasioni». «Più che di indebita interferenza di Alfa­no, bisognerebbe parlare di indebita in­dulgenza della magistratura per le im­mediate scarcerazioni dopo i disordini di Roma» contrattacca Maurizio Ga­sparri. «Del resto a Torino andò anche peggio. La ragazza che lanciò il fumo­geno a Bonanni, figlia di un magistra­to, non subì nemmeno un processo per direttissima. Ma i magistrati – si chie­de il capogruppo al Senato del Pdl – si rendono conto che dipende anche da loro mantenere l’ordine pubblico nelle nostre città?», conclude Ga­sparri, che parla anche di «palama­rismo », come di una sindrome di cui sembrano essere affetti i magistrati. Ma stavolta anche gli avvocati si schie­rano a sostegno delle toghe, e contro la scelta del ministro di inviare gli ispettori: «Da sempre – rileva l’Unione Camere pe­nali – conduciamo una battaglia in dife­sa della libertà della giurisdizione, messa in pericolo quando l’esercizio del potere d’i­spezione è conseguenza unicamente del mancato gradimento della decisione e pro­duce l’evidente effetto d’influire su accer­tamenti giudiziari in corso».
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