mercoledì 26 aprile 2023
Sbarcati a Fiumicino i richiedenti asilo arrivati grazie al III accordo sottoscritto col governo per profughi eritrei e sudsudanesi. Molti saranno accolti da parenti già arrivati in Italia
L'arrivo a Fiumicino

L'arrivo a Fiumicino - foto liverani

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Sono atterrati prima dell'alba, intorno alle 5.45, con un volo di linea dell’Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba. Niente traversate nel deserto, niente viaggi della disperazione su barconi. Sono i 67 rifugiati dal Corno d’Africa - 61 eritrei e 6 sud-sudanesi - sbarcati stamattina in tutta sicurezza all'aeroporto di Fiumicino. È il primo viaggio reso possibile dalla firma del terzo Protocollo per l’apertura di corridoi umanitari dall’Etiopia grazie all'intesa tra governo italiano, Conferenza Episcopale Italiana (che agisce attraverso Caritas Italiana) e Comunità di Sant’Egidio. Ed è stato "il viaggio dei ricongiungimenti familiari e dei bambini": i profughi, da tempo rifugiati in Etiopia, sono stati in gran parte segnalati da parenti o amici che si trovavano già in Italia, alcuni dei quali arrivati già da tempo con i precedenti corridoi. E su 67 profughi, ben 20 sono minorenni, di cui 17 sotto i 13 anni, 9 sotto i 6 anni.

La maggior parte di loro ora troverà ospitalità a casa dei parenti, con una modalità che garantirà una più facile e rapida integrazione nel nostro paese. Saranno accolti nel Lazio, in Campania, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto e avviati ad un percorso di integrazione: per i minori immediata iscrizione a scuola, per gli adulti apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, inserimento nel mondo del lavoro. Tutto come sempre dal 2016 grazie a un progetto totalmente autofinanziato con l’8x1000 della Cei, fondi raccolti dalla Comunità di Sant’Egidio e la generosità di tanti cittadini che hanno offerto case e impegno gratuito e volontario.

Molti stavolta i ricongiungimenti familiari

Molti stavolta i ricongiungimenti familiari - foto liverani

I corridoi offrono una modalità di trasferimento in tutta sicurezza che dribbla le reti dei trafficanti. Come per Jordanos, una 26 enne eritrea che era già partita per la Libia per tentare la traversata. Ma la sorella è riuscita ad avvisarla dell'opportunità dei corridoi e l'ha salvata da pericoli e incognite facendola tornare in Etiopia. Così il suo nome è stato inserito nella lista dei profughi autorizzati a partire dal governo di Addis Abeba giusto il giorno prima che l'elenco venisse chiuso.

Svolte in aeroporto le formalità burocratiche, gli eritrei sono arrivati nella sala d'attesa tra abbracci, lacrime di gioia e sorrisi, con la speranza di una nuova vita, i bambini cantando in coro: «Viva l'Italia!». Alcuni adulti hanno già in mano il testo "Un italiano per amico" per imparare la lingua. Ad accoglierli, assieme ai familiari già arrivati in Italia e ai volontari, la vicedirettrice di Caritas italiana Silvia Sinibaldi: «I corridoi umanitari sono un importante lavoro di squadra - ha detto - che offre opportunità preziose. Sappiamo che è una goccia nel mare, ma abbiamo imparato che tante gocce insieme fanno come minimo un'onda. Conferenza episcopale, Caritas e Sant'Egidio hanno deciso di fare la loro parte, per stare nella complessità di questo tempo. Speriamo che ora possiate imparare la nostra bellissima lingua, studiare, lavorare. Non cesseremo di seguirvi, condividendo le vostre fatiche in spirito di comunione, per cercare davvero di essere fratelli e sorelle».

Al centro, al microfono, la vicedirettrice di Caritas, Silvia Sinibaldi; alle sue spalle il presidente di Sant'Egidio Marco Impagliazzo

Al centro, al microfono, la vicedirettrice di Caritas, Silvia Sinibaldi; alle sue spalle il presidente di Sant'Egidio Marco Impagliazzo - foto liverani

«I Corridoi umanitari, innanzitutto, hanno l'obiettivo primario di salvare vite umane - ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio - e queste persone si ricongiungono ai lori familiari già nel nostro Paese. I corridoi, quindi, in questo senso, sono un allargamento dei criteri purtroppo troppo restrittivi delle nostre leggi sui ricongiungimenti familiari che sono, invece, una forma d'integrazione molto importante: coloro che sono arrivati questa mattina, infatti, già hanno una casa presso i loro parenti e già conoscono le nostre leggi. Pertanto, saranno pronti, imparando la lingua, ad integrarsi immediatamente».

Quello in corso è il terzo protocollo di corridoi dall'Etiopia tra governo, Cei e Sant'Egidio. Il primo, firmato nel 2017, ha permesso l'arrivo di 500 profughi. Il secondo, l'anno dopo, allargato anche a Niger e Giordania, ha portato 600 profughi. Altrettanti ne sta portando quest'ultimo. Nel 2021 Cei e Sant'Egidio, in quell'occasione assieme a Chiese evangeliche e Arci, ne hanno portato a termine uno specifico per 600 afghani rifugiati in Pakistan, Iran e Turchia. Ed è previsto un addendum aggiuntivo per altri 500 afghani.

Contando tutti i protocolli per corridoi umanitari - anche quelli organizzati da Sant'Egidio con la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) per profughi siriani rifugiati in Libano - nel complesso da febbraio 2016 sono arrivati in Europa 6.217 richiedenti asilo, soprattutto famiglie con bambini e persone vulnerabili. La gran parte, 5.408, in Italia: da Siria il 59%, Eritrea il 13%, Afghanistan un altro 13% e il restante 15% da Somalia, Sudan, Sud Sudan, Iraq, Yemen, Congo e Camerun. In Francia, Belgio e Andorra sono state accolte con analoghi meccanismi altre 785 persone.





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