domenica 6 marzo 2016
Le regole severe per chi affitta l’utero: esami psichiatrici, non muoversi da casa, dieta prestabilita e consegna immediata del bimbo. In Est Europa contratto-capestro previsto l’aborto. Vallini: «Pratica turpe. I desideri non sono diritti»
SCIENZA&VITA Ricci Sindona: utero in affitto e femminicidio due facce della stessa medaglia 
Così si sfrutta una madre surrogata
COMMENTA E CONDIVIDI
I due cittadini X e Y – entrambi italiani –, «sono denominati “Genitori”». La cittadina Z – di altra nazionalità, specificata – «è denominata “Madre”». Ecco le “Parti”, ma è l’oggetto dell’accordo il punto decisivo del contratto di surrogazione: il “Figlio”. Il documento di cui è entrata in possesso la redazione di Avvenire è stato firmato in una clinica dell’Est Europa e ha portato effettivamente alla nascita di un bambino. Retribuzione e regole di accesso a parte (in alcuni Paesi, per esempio, è consentita solo a coppie eterosessuali, in altri anche a quelle omosessuali) è il contratto standard, con poche variazioni, che viene necessariamente sottoscritto, dall’Europa agli Stati Uniti, quando qualcuno decide di far partorire una donna al posto suo. Servono regole precise, serve metterle nero su bianco per evitare contenziosi. Non può sfuggire alcun particolare. Oggetto di accordo. «La Madre si impegna: punto 1) a sottoporsi alla procedura d’impianto di embrione (embrioni); punto 2) a gestare l’embrione specificato; punto 3) a partorire il figlio (figli) sviluppato dall’embrione; punto 4) a dare il proprio consenso alla trascrizione dei Genitori in qualità di genitori nell’atto e nel certificato di nascita del figlio entro 3 giorni dalla gestazione». Il cuore del contratto è questo, non c’è bisogno di aggiungere o spiegare nulla. L’oggetto del contratto è il “Figlio”. E se non ci fosse chiarezza sul punto 4, in cui viene evidenziata la necessità che i “Genitori” siano trascritti «in qualità di genitori», il cortocircuito è presto risolto: da una mera denominazione bisogna passare alla formalizzazione del ruolo, spiegano dalla clinica. La sostanza (o la Natura, chiamatela come volete) è ciò che in un contratto di surrogazione non conta nulla: la madre? Non è “Genitore”. Facoltà e obblighi delle parti. Per adempiere agli obblighi del contratto le Parti devono prendere degli impegni. Soprattutto la Madre. Il contratto vi dedica tre paginate fitte, a fronte di una mezza riservata ai Genitori. Innanzitutto la Madre deve consegnare ai Genitori tutta l’informazione medica che la riguarda e che «può influire sul figlio in gestazione»: si va dagli esami del sangue e delle urine all’elettrocardiogramma fino «al referto dello psichiatra» e a quello «del dentista ». Particolari che evidentemente contano, quando si acquista un figlio. La vita della Madre, poi, deve adeguarsi al ruolo importante che ora riveste per i Genitori: dovrà «tenere il cellulare sempre acceso e caricato», «rimanere nel luogo di residenza specificato dai Genitori», «essere sempre disponibile all’incontro con i Genitori» (che hanno la facoltà di recarsi «nel luogo suddetto anche senza avvisarla in anticipo»), «seguire rigorosamente il regime di alimentazione prescritto dal medico curante in accordo coi Genitori » (tra cui rientra il divieto di alcol, fumo, medicinali, integratori e rapporti sessuali). Malesseri? Dovrà «avvertire immediatamente Genitori e medico curante» perché potrà assumere soltanto medicinali concordati con loro. È poi proibito alla Madre «interrompere la gravidanza o abortire ad eccezione dei casi in cui ci sia tale necessità per salvarle la vita. Nel caso in cui si evidenzino patologie o malformazioni fetali – qui i particolari diventano agghiaccianti – i Genitori hanno la facoltà di consentire a far abortire la Madre». Obbligo finale e più importante: «Consegnare il Figlio (senza allattarlo) ai Genitori immediatamente alla nascita di esso». Nemmeno il tempo di guardarlo, o stringerlo a sé. Responsabilità delle parti. I Genitori si impegnano a pagare. Gli articoli che specificano le forme di pagamento e cosa vada pagato sono interminabi-li: quasi due pagine di contratto, abbigliamento della Madre compreso. Che succede, invece, in caso di «inadempimenti»? Si infliggono penali, è ovvio. Ma gli «inadempimenti» in un contratto in cui l’oggetto è un figlio rasentano il disumano: «Nel caso in cui il bambino nasca con malformazioni fisiche o mentali causate da un comportamento colpevole della Madre, quest’ultima decade dal proprio diritto di compensazione», recita il contratto. Il denaro è ciò che conta, nell’accordo. Poi si specifica come «le sorti del Figlio sono esclusivamente a discrezione dei Genitori». Potranno decidere qualsiasi cosa, di quel Figlio. Hanno persino «la facoltà di rifiutare i doveri genitoriali nel caso abbia congenite malformazioni fische e aberrazioni mentali», il concetto viene ribadito almeno in tre articoli diversi. Cosa accadrà del Figlio, strappato alla Madre e non riconosciuto dai Genitori, non è dato sapere.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI