lunedì 7 marzo 2016
​L'appello della filosofa da anni alla guida dell'associazione che unisce scienziati di ogni disciplina: noi donne dobbiamo riprendere i discorsi rimasti interrotti negli anni '80.
Ricci Sindoni: utero in affitto e femminicidio facce della stessa medaglia
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​Se le donne ci sono – e ci sono – battano un colpo. Riprendano i loro discorsi rimasti interrotti, sia in ambito femminista, sia nel pensiero femminile cristiano. «Di fronte a due piaghe sempre più violente, che fanno a pezzi il nostro corpo, non c’è più tempo per stare zitte». Paola Ricci Sindoni, docente di Filosofia morale all’università di Messina e presidente di Scienza&Vita, guarda all’8 marzo non come a una festa ma a un’occasione da non perdere, e annuncia per maggio un convegno nazionale che l’associazione di scienziati dedicherà al grande tema del "Nati da donna - Femminilità e bellezza" (vedi box sotto).

Due piaghe che fanno a pezzi il corpo della donna, diceva. E non solo metaforicamente...In modo molto concreto. Mi riferisco al femminicidio da una parte, all’utero in affitto dall’altra. È arrivato il momento per noi donne di reagire: il pensiero femminile cristiano è fermo al 1988 e alla "Mulieris dignitatem", mentre quello femminista ha rinunciato a se stesso scegliendo di omologarsi nel sistema gender. Lo hanno fatto le femministe inglesi e statunitensi, dichiarando ufficialmente l’inutilità di parlare di femminismo visto che "siamo tutti uguali", discorso che ha una sua coerenza nel mondo del lavoro – se sei uomo o donna è la stessa cosa, essenziale è essere all’altezza del compito –, ma non può essere radicalizzato fino ad annullare il maschile e il femminile tout court. Noi diciamo sì alla parità, no all’uguaglianza.Femminicidio e "maternità surrogata" partono dalla stessa bassa considerazione della donna, dunque?E del suo corpo. Bisogna ridire il linguaggio del corpo, che è l’espressione della nostra identità, veicolo esterno di ciò che la donna è interiormente. Si proclamano princìpi astratti e disincarnati, e così si è arrivati a farlo a pezzi persino nelle parole di certi luminari. Prendiamo Veronesi: sostiene che sfruttare l’utero di una donna per produrre figli è come utilizzare i muscoli dell’uomo nei lavori fisici. Ma la persona non è un insieme di organi, non può essere sezionata in pezzi. Lo stesso per il femminicidio: l’uomo che non sopporta la separazione, non accetta la scelta della donna e quindi ne ammazza il corpo, perché in esso vede la sua impotenza.Il problema è di comunicazione, se non trovi le parole prendi il coltello. Dobbiamo riuscire a ricreare la relazione con l’altro, il che non significa che siamo costretti a essere sempre d’accordo, anzi, ma che si può ragionare. Si dice che il sesso davvero debole è il maschio e per questo va al massacro, ed è vero, ma la donna sappia intercettare questa debolezza dell’uomo e ricostruire una relazione tra i sue sessi. Con ciò non dico che dobbiamo soggiacere, ma ripenso alle parole che ho ascoltato da una femminista convinta: il silenzio delle nonne aveva una forza rivoluzionaria, sembravano remissive... erano le padrone! Così neutralizzavano con astuzia la violenza maschile. Se facciamo muro contro muro ci rimettiamo, a volte anche la vita. Il convegno di maggio parlerà proprio di riabitare la relazione con l’altro sesso.Perché il no al femminicidio è, almeno a parole, unanime, mentre per l’utero in affitto resistono ancora voci retrograde?Per ignoranza dei fatti: alcuni realmente non sanno cosa accade con questa pratica ignobile. Poi arrivano i Vendola e dicono «terremo la madre del bambino accanto» e qualcuno ci crede pure, peccato che la madre che ha dato l’ovulo sia californiana, quella che ha partorito sia indonesiana, certamente in Puglia ci sarà una tata, poi i due "cosiddetti" padri... Ma nella gravidanza il bambino non è ospite, tra madre e feto c’è una dipendenza strettissima e bidirezionale e questa è realtà scientifica, non un principio astratto. Se passa l’idea che il desiderio individuale ha il primato, allora quanto ci vorrà perché anche la pedofilia diventi un diritto?

Altro grande vulnus è la fertilità. Mai siamo stati così pochi dal 1861, ha annunciato la Lorenzin, parlando di un piano maternità. Intanto la politica continua a non seguire gli esempi virtuosi della Francia e di tanti altri Paesi, "scorda" il quoziente familiare e l’aiuto alla famiglia...Il ministro Lorenzin sarà al nostro convegno e noi speriamo porti buone notizie. Sta affrontando l’infertilità come patologia con un piano di prevenzione e di cura e vuole implementare giustamente i centri di ricerca, perché oggi i ginecologi ricorrono troppo facilmente alla procreazione assistita, quando la maggior parte dei casi di infertilità si risolverebbero con cure farmacologiche.Ma c’è un’infertilità legata invece all’assenza di politiche pro famiglia, da cui discende la scelta di posticipare troppo l’attesa del primo figlio.Il ritardo dell’entrata delle donne nel mondo del lavoro, quindi anche l’età avanzata in cui mettono su famiglia, insieme alla mancanza di asili nido nelle strutture pubbliche e di risorse per le coppie che hanno più figli, sono le vere drammatiche urgenze di milioni di italiani lasciati alla deriva. Ma questo Paese per mesi è rimasto nel caos della legge Cirinnà per poche centinaia di persone e i loro presunti "diritti". Come hanno detto Benedetto XVI e poi Francesco, viviamo nella dittatura del pensiero unico e se dici qualcosa di diverso ti assalgono: è facile stordire la società civile con pochi slogan, ma la donna non si omologa, sa che nel suo corpo è incisa la differenza. Noi rivendichiamo la relazione eterosessuale come salvaguardia del femminile diverso dal maschile. Una diversità per cui in passato si è tanto combattuto.

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