venerdì 11 marzo 2022
Le ombre sulla crescita italiana, l'accoglienza ai profughi ucraini, la solidarietà al Paese attaccato da Putin nella parole del presidente del Consiglio al termine dell'appuntamento di Versailles
Mario Draghi a Versailles

Mario Draghi a Versailles - Ansa

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Non fossilizzarsi sullo "strumento" - eurobond, Recovery di guerra, bilancio Ue, ricorso alle risorse non richieste di Next Generation, circa 200 miliardi - ma individuare gli obiettivi e un tempo congruo, maggio, per raggiungerli. Da questo punto di vista Mario Draghi non ha dubbi: il Consiglio informale di Versailles è stato "un successo, raramente ho visto l'Ue così compatta, con uno spirito di solidarietà che non credo di ricordare". Una positività cui fa da contraltare la netta sensazione che "Putin non vuole la pace", e quindi, sebbene sia "grandemente esagerato" parlare di economia di guerra, bisogna essere "reattivi e preparati" per "non soccombere all'angoscia". Svanisce ai suoi occhi, insomma, lo scenario di una soluzione alla guerra a breve anche perché, allo stato, non sarebbe garantita la "dignità" delll'Ucraina.

Il Consiglio d'Europa a Versailles

Il Consiglio d'Europa a Versailles - Ansa

La necessità del premier italiano è quindi quella di inquadrare le "nubi" sulla crescita italiana - che già causano tensioni interne - dentro la reale posta in gioco per l'Ucraina e l'Ue, compresa l'emergenza umanitaria che ne sta seguendo. Perciò il premier fa mettere alle sue spalle, in conferenza stampa, scene dell'accoglienza italiana e garantisce, dopo aver parlato nuovamente con l'omologo polacco Mateusz Morawiecki, che "l'Italia è preparata ad accogliere", con il terzo settore protagonista anche nella cooperazione con Varsavia e che la Protezione civile fungerà, di fatto, da "commissario" per l'emergenza. E quando il premier è interpellato sull'adesione di Kiev all'Ue, fa capire di essere stato tra i leader a spingersi per un messaggio positivo più forte, da giocare anche in chiave diplomatica.

Ma è chiaro che per tenere duro sulle sanzioni, per dare la disponibilità a intensificarle e per dare accoglienza a chi scappa dalla guerra serve anche attenuare le conseguenze economiche della crisi.

E qui ci vuole l'Europa. Draghi porta un conto: per arrivare dallo 0,6% al 2% di Pil per la difesa concordato con la Nato, e per raggiungere gli obiettivi climatici per il 2030, servono 1,5-2 trilioni di euro. "Nessuno ha queste disponibilità nel bilancio nazionale". Da qui l'asse con Macron, la mediazione in corso con la Germania di Olaf Scholz e l'obiettivo di avere una bocca da fuoco entro maggio. In uno scenario di "sospensione temporanea" del Patto di stabilità e delle regole sugli aiuti di Stato.

Insomma Draghi e il governo non sono appassionati a formule come Recovery 2 o 3, tanto più che i soldi del Recovery 1, l'originale, sono ancora da conquistare "continuando l'agenda di riforme" e non mettendo "a rischio" le rate di giugno e dicembre.

Quanto alla difesa comune, Draghi riferisce di un dato elaborato dalla Commissione, già ora l'Ue spende "tre volte più della Russia", quindi serve soprattutto coordinamento. Ci si potrà arrivare, secondo Draghi, ma prima viene l'energia - il premier pensa "possa funzionare" un tetto ai prezzi, anzi già solo indicare questa soluzione sta producendo un calo dei prezzi - e il sostegno a famiglie e imprese. Per il resto si prosegue su diversificazione e rinnovabili, per le quali servono semplificazioni europee e nazionali. "200 miliardi di euro". Allo stesso modo, è arrivato il momento di sganciare prezzo del gas e prezzo delle altre fonti.

Al rientro in Italia il premier troverà partiti agguerriti sul carovita, e la sua priorità è scacciare via preoccupazioni: "Il 2022 ha già una crescita acquisita per l'incredibile risultato del 2021, il nostro debito non entrerà in sofferenza". Interventi straordinari di sostegno ci saranno, quindi, ma senza entrare in una sorta di "psicosi". Da questo punto di vista sembra scemare l'ipotesi di dazi, che chiamerebbero controdazi. No al protezionismo insomma, e per alcune forniture, come le agroalimentari, rafforzare le relazioni commerciali con Canada, Usa, Argentina. Posto che il conflitto non si allarghi: "No, non accadrà, Biden ha confermato, e anche noi, che non manderemo soldati".

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