venerdì 28 dicembre 2018
Così il premier nel corso della conferenza stampa di fine anno. «I fondamentali dell'economia italiani sono solidissimi». Sui fondi per l'editoria: sollecitiamo le imprese a stare sul mercato
Il premier Conte alla conferenza stampa di fine anno (Ansa)

Il premier Conte alla conferenza stampa di fine anno (Ansa)

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«Questo non è il governo delle lobby, dei potentati economici, dei comitati di affari. Non ricevo nelle stanze di Palazzo Chigi personaggi che rappresentano interessi particolari, lobbisti. Ricevo persone che hanno incarichi istituzionali... la nostra agenda di lavoro è dettata dai bisogni e dalle urgenze dei cittadini». Così il premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa di fine anno.


«Confidiamo anche per il 2020 e 2021 di
evitare l'aumento dell'Iva - ha detto il presidente del Consiglio -. Per il 2020 e 2021 le clausole salvaguardia recano dei numeri importanti ma non vorrei fosse trascurato il fatto che in pochi mesi abbiamo recuperato 12,5 miliardi per neutralizzare l'incremento dell'Iva, eredità del governo precedente».

«I fondamentali dell'economia italiana sono solidissimi», ha osservato parlando - inoltre - di una «esperienza innovativa significativa con un mutamento di passo», con un «modus procedendi» alla luce del sole. Conte fa riferimento alla consequenzialità tra promesse fatte e provvedimenti varati: «Ciò consente ai cittadini di recuperare la fiducia nel sistema politico».


«Stiamo contribuendo a ridurre quella frattura tra classi politiche e cittadini, non siamo il governo delle lobby e dei comitati d'affari. Io non ricevo esponenti di comitati d'affari ma persone che hanno incarichi istituzionali e rappresentano interessi ala luce del sole», dice tra l'altro. Il presidente del Consiglio lancia quindi una nuova iniziativa intitolata: «Donne e uomini normali, gesti esemplari. Una iniziativa che avrà come obiettivo l'individuazione di cittadini normali che hanno compiuto gesti che rappresentano un esempio per tutti».

«Sull'Ires abbiamo sbagliato, rimedieremo»

«L'Ires: devo assumermi le mie responsabilità. Quando si commette un errore e lo si riconosce, bisogna anche ammetterlo. Stavamo risistemando l'ultima fisionomia della manovra e, tra le ipotesi al vaglio, si è pensato anche ed è stata proposta questa soluzione che mi è sembrata plausibile, valutando anche altre misure», ha detto Conte. «Quando si ragiona di non profit, non va dimenticato che noi abbiamo varato il Codice del Terzo Settore, frutto di una legge delega del governo precedente, con un regime di agevolazioni del settore non profit. Ho pensato che, nell'equilibrio delle varie misure, questa potesse essere una misura che in termini di sistema potesse tenere, compensata da altre misure», ha aggiunto.

«La riflessione successiva, dopo alcune grida d'allarme, con i ministro Di Maio e Salvini, abbiamo pensato di metterci intorno a un tavolo per definire meglio un intervento in questa direzione. Mi assumo io questa responsabilità, non sono riuscito a valutare tutte le implicazioni. Valuteremo come ricalibrare quella misura in contraddittorio con le realtà del Terzo settore. Non era nostra intenzione mortificare il Terzo Settore», ha concluso Conte.

«Fondi per l'editoria, imprese stiano su mercato»

Intanto il presidente dell'Ordine dei giornalisti Carlo Verna, per difendere la causa della stampa e dei fondi per l'editoria, ha interrotto per alcuni secondi il suo discorso e poi ha detto rivolto a Conte: «Ha visto che effetto fa all'improvviso una voce che non c'è più? Sono stato in silenzio solo sette secondi...», aggiungendo poi riferimenti a Radio Radicale e, tra gli altri, al Manifesto e ad Avvenire e alle altre testate che potrebbero vedere ridotti i contributi statali.

«Sono tra quelli che seguivano la vostra rassegna stampa, i dibattiti e i convegni». Così il presidente del Consiglio rispondendo a Radio Radicale sul taglio dei fondi. «È un sacrificio imposto a tutti quanti, c'è da parte del governo una sensibilità, di sollecitare le imprese editoriali a stare sul mercato. Una casa editrice mi chiese di dirigere una prestigiosa rivista, io stesso ho detto "dobbiamo rinnovare questa testata, perché dobbiamo varare un progetto che si deve muovere sul mercato con le proprie gambe". E così è stato. Non credo neppure - e il vostro caso è una penalizzazione più morbida - che un'idea di rivedere un sistema di finanziamento dell'editoria sia un attentato alla libertà di informazione. Da parte di questo governo c'è il massimo rispetto per valori sacrosanti, siete stimolati a cercare risorse alternative, avete tempo per farlo».

«Questo tavolo con Fnsi e Odg - ha continuato Conte - ci sarà e mi farà piacere partecipare, ma dovremo discutere di tante altre cose, per esempio di come tutelare le fonti dei giornalisti, di questioni preliminari come l'equo compenso, di cause pretestuose, si può pensare a qualcosa che dissuada coloro che usano iniziative giudiziarie a scopo intimidatorio. Affrontiamo tutti questi temi con molta franchezza e libertà».

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