domenica 15 maggio 2016
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C’è un mercato ufficiale e un altro parallelo. Con la caduta per sentenza del divieto di fecondazione eterologa, due anni fa, il nostro Paese ha dovuto fare i conti con la dura realtà di una domanda fortissima e di un’offerta assente in patria ma molto variegata e tutt’altro che trasparente. Ne sono oggetto le cellule che generano la vita umana: ovociti femminili (più rari e costosi) e seme maschile (quotazioni in base al soggetto venditore). Sul mercato globale si confrontano multinazionali specializzate: nei gameti maschili la leadership è delle aziende danesi, su quelli femminili spadroneggiano le spagnole. Ma se si cercano cellule riproduttive senza lasciare tracce i Paesi cui rivolgersi sono gli stessi della maternità surrogata: Ucraina e Russia per avere figli bianchi, Sud America e India per altri mercati. Le donatrici? Venditrici di parti di sé, povere e sfruttate. (F.O.)
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