giovedì 30 novembre 2017
Due casi di cronaca da Catania e Brescia richiamano l'attenzione sulle condizioni dei più piccoli nel nostro Paese, specie in contesti di disagio. Ecco i numeri di un'emergenza dimenticata
Spacciatore a 6 anni, sorelline positive alla coca: cosa c'entrano i bambini
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Cosa può succedere ai bambini, in Italia, nel 2017? Che vengano utilizzati per spacciare la cocaina, come in queste ore scopriamo essere avvenuto per mesi nel quartiere difficile di Librino, a Catania. Il compito toccava a un bimbo di appena 6 anni, “danno collaterale” della macchina dello spaccio di cui 36 ingranaggi sono finiti in manette. Immaginatelo con lo zainetto, a far su e giù tra i pianerottoli, con la droga tra i quaderni e i sogni della prima elementare.

Ma ancora non è niente. Nelle stesse ore s'è scoperta la storia agghiacciante di due bambini, sorella e fratello - rispettivamente di 2 anni e di 8 mesi - abbandonati in auto la scorsa settimana a Borgo San Giacomo, nel Bresciano. Il loro papà, di origini romene, li aveva lasciati per andare a giocare alle slot-machine mentre la madre si prostituiva a pochi metri di distanza. La cocaina ce l'hanno nel sangue, quei due bimbi, lo hanno scoperto i medici che li hanno visitati. Ora si sta cercando di capire come sia possibile, se l'abbiano ingerita da sole, accidentalmente, o se addirittura quei genitori gliel'abbiano data, magari per farli stare zitti e tranquilli. Cancellare i propri figli, dopo averli messi al mondo. Quei bimbi per fortuna ora sono in una comunità protetta, e aspettando d'essere adottati.

Si tratta di casi isolati, oppure c'è una allarme che non vediamo sulle condizioni dei piccoli in Italia? Una cosa e l'altra forse, ma sul secondo punto dobbiamo tornare con forza a puntare gli occhi. Tutte le indagini e gli indicatori sociali ci dicono che tanti, troppi bambini sono in sofferenza, nel nostro Paese, che pure conta su un periodo di ripresa economica.

Vivere da bambini, in Italia: ecco i numeri

Intanto i numeri della povertà, sotto il cui peso è più facile che maturino situazioni di disagio estremo come quelle inquadrate dalla cronaca. L'Istat lo scorso luglio ha fatto il punto: sono 1 milione e 619mila le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742mila individui. Di cui 1 milione e 292mila sono minori. Per loro, per i piccoli, la situazione è addirittura peggiorata nel 2016 rispetto all'anno precedente: dal 10,9% di quelli coinvolti si è passati al 12,5%. E quando si parla di povertà assoluta si parla di mancanza di tutto per questi bambini: cibo, vestiti, acqua, luce, riscaldamento.

Secondo le stime di Save the children la situazione è ancora peggiore, soprattutto allargando lo sguardo al resto d'Europa: in Italia 1 bambino su 3 è a rischio di povertà ed esclusione sociale (32,1%), ben 4 punti e mezzo sopra la media europea (27,7%). Olanda e Germania, grazie a un sistema di welfare efficace, riescono ad esempio a contenere tale rischio sotto la soglia del 20%.

Senza istruzione

La situazione peggiora, a seconda di dove si nasce (al Sud la situazione è drammatica, complice anche l'ombra della criminalità) e soprattutto a mano a mano che si cresce. La povertà materiale, per i minori, diventa povertà educativa. Negli istituti con un indice socio-economico-culturale più basso, lo certifica sempre Save the Children, più di 1 quindicenne su 4 (il 27,4%) è ripetente, mentre negli istituti con indice alto la quota scende quasi a 1 su 23 (il 4,4%). Uno studente di 15 anni su 2 (il 47%) proveniente da un contesto svantaggiato, inoltre, non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata. E tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio è ancora elevatissimo il rischio di dispersione scolastica: nelle scuole secondarie di secondo grado il tasso di abbandono in un anno è stato del 4,3%, pari a 112.000 ragazzi, mentre in quelle di primo grado il tasso scende all’1,35%, che corrisponde a 23.000 alunni.

(vedi un estratto dell'Atlante dell'infanzia a rischio di Save the children per l'anno 2017 >>)

E senza investimenti

La beffa? Per affrontare la situazione l’Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat sulla spesa sociale in Europa, destina una quota di spesa sociale a infanzia e famiglie di molto inferiore alla media europea (5% rispetto all’8,4%), mentre pensioni di anzianità e vecchiaia (165 gli anziani ogni 100 bambini) assorbono ben oltre la metà della spesa per protezione sociale, con una differenza di circa dieci punti percentuali in più rispetto alla media europea. Un risultato che ci pone tra gli ultimi nel Vecchio Continente. C'è bisogno di ben altro, che un bonus bebè.

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