venerdì 31 gennaio 2014
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Un’altra giornata cupa per le nostre isti­tuzioni. Visto dal Quirinale il giorno del­la (da tempo annunciata) richiesta del­lo stato di accusa da parte del M5S preoccupa soprattutto per il clima di scontro «senza pre­cedenti », per la «violenza che fa ingresso nelle aule del Parlamento», constata amaramente Giorgio Napolitano, profondamente rammari­cato per la lunga trafila di episodi che hanno caratterizzato anche la giornata di ieri. Per una Camera messa sotto assedio, dopo che l’altra sera si era arrivati ai tumulti in aula nella con­versione in legge del decreto Imu-Bankitalia. Il capo dello Stato si è tenuto in stretto contat­to con i presidenti delle Camere, in particola­re ha sentito più volte Laura Boldrini, concor­dando sull’esigenza di non lasciare nulla di in­tentato per riportare alla ragione i deputati e soprattutto il gruppo di M5S, ma con il contri­buto di tutti. Nessuna giustificazione per il comportamento grillino, ma certo ancora una volta qualcosa non ha funzionato al meglio nel rapporto fra il Par­lamento e l’esecutivo, portando al voto, insie­me, e con urgenza, materie diverse, come più volte il Quirinale aveva raccomandato di non fa­re. Tuttavia a quel punto non c’erano altre vie d’uscita, che utilizzare la cosiddetta 'ghigliotti­na' per vincere l’ostruzionismo ed evitare la reintroduzione della seconda rata dell’Imu. Lo ha rivendicato pure la Boldrini ieri: «Mi sono assunta una responsabilità derivante da com­portamenti altrui, da rigidità contrapposte di diverso segno che hanno scaricato l’onere di u­na decisione assai difficile sulla Presidenza del­la Camera», il suo sfogo dopo esser finita sulla graticola. M5S «non sa utilizzare gli strumenti che ci sono per svolgere il suo ruolo e allora ri­corre ad altri mezzi: la violenza, le minacce, il tur­piloquio. Tutte cose inaccettabili», dice. Perciò la presidente annuncia sanzioni rapide. Quanto alla richiesta di stato di accusa, dal Qui­rinale trapela solo «serenità» e fiducia nel per­corso che la Costituzione detta. «A me pare qualcosa di fantasioso», osserva il presidente del Senato Piero Grasso. «C’è comunque una procedura che va attivata. Ho trasmesso la de­nuncia al presidente della Camera dei depu­tati, seguirà il percorso prescritto dalla legge». Nessuna valutazione nel merito trapela dal Col­le, ma tutto sommato il primo esame degli ar­gomenti - non nuovi - usati dalla denuncia gril­lina non fa che alimentare la serenità con cui questo passo era stato atteso. In particolare l’argomento dell’illegittima elezione era già sta­to confutato dalla Consulta nelle motivazioni della sentenza sul Porcellum. Nessun timore anche per l’accusa deriva presidenzialista che, alla luce della grave crisi attraversata dalle isti­tuzioni, appare più come un argomento di pro­paganda politica che si reale concretezza giu­ridica. 
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