giovedì 3 giugno 2010
Nel 2030 la popolazione residente in Italia sarà di 62 milioni 129 mila persone, il 3,2% in più rispetto al 2010. Al Sud diminuirà del -4,3%. L'emorragia di risorse umane nel Sud è indicata anche da un tasso migratorio (saldo tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche) negativo (-1,0 per mille abitanti nel 2020) rispetto a quello positivo del Centro-Nord (+5,2).
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Sempre più anziani e meno giovani, divario crescente tra Nord e Sud. È l'Italia fra 20 anni così come è stata disegnata questa mattina al Censis nel corso di una tavola rotonda organizzata nell'ambito dell'annuale appuntamento di riflessione "Un mese di sociale", giunto alla ventiduesima edizione. Presenti, tra gli altri, il Presidente del Censis Giuseppe De Rita e il Direttore Generale Giuseppe Roma, il Presidente dell'Ispi Boris Biancheri, il Presidente del Cnel Antonio Marzano e il Direttore Generale del Comune di Torino Cesare Vaciago.Nel 2030 la popolazione residente in Italia sarà di 62 milioni 129 mila persone, il 3,2% in più rispetto al 2010. Mentre gli abitanti delle regioni del Sud diminuiranno (-4,3%), saranno i residenti nel Centro-Nord ad aumentare in modo consistente (+7,1%) soprattutto per effetto dell'immigrazione. Nel medio periodo crescerà quindi l'Italia più ricca (2,8 milioni di persone in più nel Centro-Nord nei prossimi vent'anni), mentre il Mezzogiorno, in assenza di interventi significativi, continuerà a perdere attrattività (890 mila abitanti in meno). L'emorragia di risorse umane nel Sud è indicata anche da un tasso migratorio (saldo tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche) negativo (-1,0 per mille abitanti nel 2020) rispetto a quello positivo del Centro-Nord (+5,2). Il trend di impoverimento del capitale umano al Sud comporterà un allargamento del divario rispetto al Nord sia come mercato di consumatori, sia come bacino di lavoratori, intaccando così i principali fattori di generazione della ricchezza.In base alle previsioni demografiche, i giovani di 18-34 anni diminuiranno, con un forte calo nel prossimo decennio (passeranno dai 12 milioni 26 mila del 2010 ai 10 milioni 836 mila del 2020, segnando un -9,9%), che tenderà ad attenuarsi successivamente, fino ai 10 milioni 791 mila del 2030 (-10,3% nell'intero periodo 2010-2030, cioè 1 milione 235 mila in meno). I giovani passeranno quindi da una quota del 20% della popolazione complessiva al 17,4% e i bambini di 0-14 anni passeranno dal 14% di oggi al 12,9% fra vent'anni.Contemporaneamente gli over 65 anni aumenteranno dagli attuali 12 milioni 216 mila a 16 milioni 441 mila nel 2030 (+34,6%), rappresentando così il 26,5% della popolazione italiana (il 20,3% nel 2010). E gli over 80 anni aumenteranno di 1 milione 940 mila (+55,2% nel periodo 2010-2030) arrivando a 5 milioni 452 mila, ovvero l'8,8% della popolazione complessiva (il 5,8% nel 2010).Anche la vita media continuerà ad allungarsi, di quasi due mesi in più all'anno per i prossimi vent'anni, fino a 82,2 anni per gli uomini e 87,5 anni per le donne nel 2030 (la speranza di vita era pari rispettivamente a 76,5 anni per gli uomini e 82,3 anni per le donne nel 2000). Al punto che l'età media di un italiano sarà passata da 40,9 anni nel 2000 a 47 anni nel 2030. L'età media della madre al parto continuerà a innalzarsi: 30,4 anni nel 2000, 31,3 anni nel 2010, 32,1 anni nel 2020, 32,6 anni nel 2030. Al Sud le donne continueranno a mettere al mondo i figli a una età leggermente più giovane (31,1 anni) rispetto a quelle residenti nelle regioni del Centro-Nord (33,4 anni).
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