martedì 2 novembre 2010
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Ha confermato che negli uffici di polizia arrivò la telefonata di Silvio Berlusconi. Per oltre due ore Vincenzo Indolfi (che oggi lascia l’incarico di questore di Milano) è stato ascoltato come teste dai magistrati che indagano sul "caso Ruby". Indolfi, da quanto trapela, ha ribadito che fu il capo di gabinetto Pietro Ostuni a ricevere la chiamata del Cavaliere, il quale avrebbe definito la ragazza come «nipote del presidente egiziano Mubarak».A questo punto si moltiplicano i filoni investigativi che hanno per protagonista la marocchina, che ieri ha celebrato il 18esimo compleanno con una festa in Liguria di cui sono stati venduti i diritti fotografici in esclusiva ad un giornale di pettegolezzi. Il nome di Karima El Mahroug, a tutti ormai nota come "Ruby Rubacuori", era noto agli inquirenti già a partire da una indagine del 2009 sulla prostituzione d’alto bordo a Milano: discoteche, abitazioni di imprenditori, feste con esponenti politici. Indagine a cui si aggiungono da Palermo alcune dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia che i pm antimafia, visto il singolare tempismo, prendono con molta cautela. Si tratta di Perla Genovesi, arrestata a luglio dai carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga. La donna era assistente parlamentare di un ex senatore del Pdl. Avrebbe riferito ai magistrati di essere stata coinvolta in un traffico internazionale di stupefacenti. Attività che la portava a partecipare a serate a base di sesso e cocaina con politici presso alcune residenze in Sicilia, Sardegna, Roma e in Brianza.Intanto il procuratore aggiunto di MIlano Ilda Boccassini sta ricostruendo quanto accaduto negli uffici di via Fatebenefratelli nella notte tra il 27 e il 28 maggio, quando Ruby venne trattenuta in Questura e poi affidata alla consigliera regionale del Pdl Nicole Minetti. In particolare andrà verificato se, come sostiene la procura dei minorenni, fu la polizia a decidere l’affidamento al consigliere regionale Minetti senza l’autorizzazione del magistrato.Parallelamente procedono le indagini sulle "accompagnatrici" di uomini facoltosi, rilanciate dalle recenti dichiarazioni di Ruby e che coinvolgerebbero il "manager dei vip" Lele Mora e Nicole Minetti, quando era ancora igienista dentale di Berlusconi e poi "velina" Mediaset. Nell’inchiesta sono confluite le segnalazioni del Tribunale dei minorenni al Procuratore aggiunto Piero Forno, basate sui trascorsi di Ruby-Karima, e le indagini del pm Antonio Sangermano nate dopo il fermo della ragazza la sera del 27 maggio in seguito al presunto furto di tremila euro e di alcuni orologi ai danni di una giovane, anch’essa una "escort", presso la quale Ruby era stata ospitata per qualche giorno. Gli inquirenti hanno sentito alcune amiche della neodiciottenne, che hanno riferito le confidenze ricevute dalla giovane marocchina sul giro di personaggi da lei frequentato e delle presunte serate a casa di Berlusconi.Il premier al momento non è indagato. Mentire sull’identità di una persona (il Cavaliere avrebbe detto alla Questura che Ruby era parente di Mubarak), non viene considerato un reato. A meno che – ed è questo ciò che i magistrati devono accertare – non venga provato l’abuso di potere o l’uso privato di poteri pubblici.
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