mercoledì 14 gennaio 2009
Il presidente del Brasile ha detto che l'Italia deve rispettare la «decisione sovrana» di considerare l'ex terrorista un rifugiato politico. La Russa: «Uno schiaffo all'amicizia tra i due Paesi».
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Non si placa la polemica tra Italia e Brasile dopo che il paese sudamericano ha deciso di concedere lo stato di rifugiato all'ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, condannato all'ergastolo in Italia per quattro omicidi tra il 1977 e il 1979 e la cui estradizione era stata chiesta tempo fa dall'Italia a Brasilia.Lula: «Italia rispetti decisione sovrana». Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, ha oggi detto che l'Italia «deve rispettare la decisione sovrana" del Brasile di concedere l'asilo politico a Cesare Battisti, precisando di "non credere che la situazione di un cittadino esule possa creare problemi in un rapporto storico come quello che hanno Italia e Brasile». Lula ha parlato dell'asilo politico all'ex terrorista nel  corso di una conferenza stampa a Ladario, nel Mato Grosso, insieme al presidente boliviano, Evo Morales. «Se impariamo a rispettare le decisioni sovrane di ogni paese, tutto sarà meglio», ha proseguito Lula, che ha difeso la determinazione con la quale il suo ministro della giustizia, Tarso Genro, ha concesso l'asilo politico a Battisti.  La Russa: «Amicizia tra i due Paesi a rischio». Ieri il ministro della Difesa Ignazio La Russa aveva definito una «decisione incredibile e offensiva» quella di concedere a Battisti lo status di rifugiato politico, che potrebbe mettere «seriamente a repentaglio l'amicizia tra i due Paesi». «È offensivo dire che è un rifugiato politico perché in Italia potrebbe essere sottoposto a persecuzione - ha aggiunto La Russa -. È un uomo che ha ucciso forze dell'ordine e civili ed è stato condannato all'ergastolo da sentenze passate in giudicato». La Russa aveva anche ricordato che «recentemente il governo brasiliano, con Lula e i ministri, è stato in Italia ed è stato accolto alla grande, Berlusconi l'ha anche fatto accogliere da tutti i calciatori brasiliani». In passato «politici italiani, tra cui mio fratello, arrivarono ad incatenarsi davanti al Tribunale francese per sollecitare una decisione che contribuisse all'estradizione. Non credosi debba arrivare a questo, ma all'ambascitore brasiliano in Italia dico che se ci sarà bisogno faremo anche questo. Non credano che la faremo passare in silenzio».Il fatto. Mercoledì 14 gennaio le autorità brasiliane avevano spiegato così la decisione: «È tradizione del Brasile considerare di concedere lo  status di rifugiato politico ogni volta che riteniamo che esiste un fondato timore di persecuzione politica contro un cittadino», aveva spiegato Pedro Abromovay, segretario agli affari legislativi del ministero della giustizia. L'annuncio era arrivato tramite un comunicato diffuso nella notte dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, che si era così pronunciato in modo opposto a quanto deciso dal Conare (Comitato Nazionale per i Rifugiati), che nel novembre scorso aveva respinto per tre voti contro due la richiesta di asilo politico formulata da Battisti.La nota ricordava che la decisione riguardante lo scrittore italiano Cesare Battisti «è stata presa sulla base dello statuto dei rifugiati del 1951 e della legge 9.474 del 1997, che prevedono quali ragioni valide per la concessione dello status di rifugiato il fondato timore di persecuzione per motivi di razza... o di opinione politica». La nota segnala tra l'altro che Battisti è stato condannato solo dopo la sua fuga in Francia nel 1981, sulla base di accuse non fondate su prove certe, ma della testimonianza del pentito Pietro Mutti. Battisti, 52 anni, si trova agli arresti in un carcere della capitale brasiliana dal marzo dell'anno scorso.
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