lunedì 3 febbraio 2014
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Il ritorno del "figliol prodigo" Pierferdinando Casini del centrodestra continua ad animare il dibattito politico. E a fugare ogni dubbio sull'accoglienza che il leader dell'Udc avrà in questo ritorno al passato ieri è intervenuto direttamente Berlusconi spiegando di non aver condiviso gli attacchi, arrivati da alcuni giornali di centrodestra, nei confronti del suo ex pupillo. "In particolare, in questi giorni non ho condiviso gli attacchi a Pierferdinando Casini, il cui ritorno - ha detto il Cavaliere - nell'area dei moderati è da sempre stato da me auspicato e del quale non posso che esserne lieto, ritenendo che anche il suo movimento potrà offrire un reale contributo alla vittoria del Centrodestra". A dare fuoco alle polveri l'intervista rilasciata sabato scorso da Casini a Repubblica. «Per costruire il centro ho rischiato, ho rotto con Berlusconi e sono passato all’opposizione», ha detto il leader ex-centrista. «Poi ho combattuto accanto a Monti, mettendoci la faccia da solo. Ma la sera delle elezioni ci siamo accorti che il terzo polo era evaporato. Anzi, l’aveva fatto Beppe Grillo». La prospettiva per Casini è quella di «lavorare sullo schema del Ppe» con Angelino Alfano come interlocutore privilegiato, ma i rapporti si sarebbero ammorbiditi anche con Berlusconi, che oggi infatti ha spazzato il campo alle perplessità di una parte consistente del suo stesso partito. In minoranza è stata messa la linea dura di Daniela Santanché che lo ha definito "il politico più sopravvalutato della storia italiana" e un "bluff". La pasionaria di Fi ha criticato il leader dell'Udc sottolineando che "ci ha messo 8 anni per capire che l'unico modo per contrastare la sinistra è stare sotto l'ombrello di Berlusconi". Più possibilista Laura Ravetto che chiede a Casini come "pre-condizione per rientrare, il riconoscimento della leadership di Berlusconi". Il terzo Polo insomma sembra essere ormai un progetto archiviato, ma Scelta Civica spera ancora che possa nascere una coalizione di centro alternativa a Berlusconi. "Noi siamo popolari, non intendiamo oggi mescolarci con i populisti, anzi siamo un confine invalicabile nei confronti del populismo" ha detto Mario Mauro, ministro della Difesa e presidente dei Popolari per l'Italia, che ai moderati italiani chiede di "avere coraggio" e lancia un appello a Popolari per l'Italia, l'Udc e il Nuovo Centrodestra affinché si presentino alle elezioni europee con un'unica lista. Mentre alcuni esponenti, a partire dal segretario Stefania Giannini, si dicono convinti che alla fine Sc si alleerà con Renzi. Il Carroccio, che con l'Udc non ha avuto mai grande feeling, non vede di buon occhio il ritorno di Casini nella coalizione. A mettere i puntini sulle "i" il governatore della Lombardia Roberto Maroni: "Se Casini viene all'opposizione anche lui come noi e come ha fatto Forza Italia, bene, se no qualche problemino c'è per quanto mi riguarda". "Posso dirlo perché sono fuori dalle beghe romane - ha continuato l'ex leader della Lega -. Non si fa un'ammucchiata solo per vincere, ci vuole un progetto coerente: perché o si fa come nel 1994 ma il Governo è caduto dopo otto mesi, o si fa come è successo nel 2001 e nel 2008, cioè con un'alleanza politica forte che condivideva un progetto". Detto questo, in vista di una ricomposizione dell'alleanza di centrodestra quando ci saranno le elezioni politiche, Maroni ha confermato che l'indicazione che darà il Carroccio sarà quella di un passaggio delle primarie per indicare il candidato premier. La Lega scalda già i motori e candida Flavio Tosi.

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