mercoledì 9 maggio 2012
Vertice notturno a Palazzo Grazioli per analizzare le cause del folp elettorale. Berlusconi insiste: federazione dei moderati. 
I RISULTATI Il Pd fa rotta a Nord e scalza il Pdl
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​Dopo aver assistito alla débacle elettorale dalla lontana Mosca, Berlusconi torna a Roma e nell’usuale vertice notturno a Palazzo Grazioli prova a scuotere il Pdl: «Possiamo recuperare, manca un anno e i nostri elettori sono ancora lì. Ma non dobbiamo dividerci, sarebbe un errore imperdonabile. Ancora pochi giorni e presenteremo noi la proposta per i moderati, una confederazione con uomini della società civile, imprenditori e professionisti per aggregare gli elettori non di sinistra. Casini ha dimostrato di non potercela fare, sarà costretto a inseguirci, ora l’ha capito e già sta cambiando atteggiamento». E l’ex premier sarà della partita come figura di "cerniera", sfidando la pregiudiziale nei suoi confronti di Pier e di Fini.Nello sconforto delle sue truppe, il Cavaliere sembra quasi tirare un sospiro di sollievo. Peggio sarebbe stato, è il suo ragionamento, se «Pier ci avesse scalato». Non è accaduto, e ora il pallino è nelle sue mani. E la conferma, per l’ex premier, arriva quando gli riportano le parole di Casini a margine del Consiglio nazionale Udc: «I moderati – dice il leader centrista – sono in mezzo a un cumulo di macerie. Bisogna riflettere, prendersi una pausa...». Riflettere sulle prospettive, sul futuro. Non certo sul presente, che per Casini è chiaro, cristallino: «Non c’è stato un travaso di voti dal Pdl al Terzo polo». Di più e, se possibile, con maggiore nitidezza, dice al Tg1 della sera: «Il Terzo polo è servito ad archiviare il berlusconismo, ma non è in grado di raccogliere la richiesta di cambiamento». Perciò bisogna andare «oltre, molto oltre», verso quel Partito della Nazione che prima era «urgente», ora diventa «fondamentale». Certo, l’Udc è andato benino, e poi ci sono tutte le scusanti di voti locali confusi, in cui Fli e Api hanno preso spesso un’altra strada, ma il dato macro, il sentimento degli elettori e degli astenuti delusi, non sfugge al leader Udc: manca una proposta per chi non è di centrosinistra. Perciò Casini, come primo messaggio al tg della rete ammiraglia, lascia questa frase lapidaria: «Non ho alcuna intenzione di aggiungermi alla foto di Vasto né inseguire la Lega nelle valli padane».Allo stesso modo il «vuoto» dei moderati non sfugge a Berlusconi. Che vuole ricucire una volta e per sempre le divisioni e i litigi tra ex An e forzisti (è di ieri un duro litigio pubblico tra Galan e Corsaro), affiancare una squadra «giovane e dinamica» ad Alfano e costruire una coalizione del tutto anomala, una confederazione, qualcuno dice «costellazione», di sensibilità «moderate, liberali e riformiste» meno vincolate l’uno all’altra dal punto di vista dell’identità politica ma più spendibili presso i cittadini sfiduciati. Sono più o meno le stesse parole che Italiafutura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, usa in una nota di commento alle amministrative. Non è un caso se Montezemolo viene indicato - dallo stesso Berlusconi - come uno dei possibili leader (e tessitori, specie presso i leader del Terzo polo) del nuovo schieramento, senza però mettere da parte l’ipotesi di confermare la fiducia a Mario Monti in caso di ingovernabilità sia per uno schieramento di centrodestra sia per uno di centrosinistra.La partita tra Berlusconi e Casini è ormai in campo aperto, e per il momento Pier non ha intenzione di recedere da quella "pregiudiziale antiberlusconiana" per cui le trattative devono essere condotte da Angelino Alfano, e non dal Cavaliere. Per smussare questi spigoli, Berlusconi ha mandato in avanscoperta Beppe Pisanu, la punta avanzata di chi vuole il nuovo "rassemblement" moderato. Il fatto che i due, Silvio e Pier, si fissino negli occhi davanti alla scacchiera ha due effetti. Il primo, positivo, sul governo Monti, perché Berlusconi non vuole dare a Casini e Bersani il vantaggio di essere additato come il responsabile di un eventuale inasprimento della crisi economica (ai suoi concede la possibilità di «tendere la corda», specie sul fisco, ma senza mai arrivare a spezzarla. E una conferma viene dal «buon clima» con cui ieri al Senato si è lavorato alla riforma del lavoro). Il secondo, invece, è un ripensamento sulla legge elettorale. Lo schema proporzionale della bozza Violante non piace più, e Berlusconi è disposto ad aprire canali diretti con Bersani perché stavolta siano i due partiti maggiori a guidare le danze.
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