lunedì 12 luglio 2010
Da questa mattina i carabinieri stanno eseguendo 17 ordinanze di custodia cautelare. Tra i destinatari: i latitanti Antonio Iovine e Nicola Schiavone, l'ex consigliere regionale Udeur Nicola Ferraro. Indagato anche il prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni.
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È in corso in Campania contro il clan camorristico dei Casalesi un'operazione dei carabinieri che stanno eseguendo 17 ordinanze di custodia cautelare e decreti di sequestro di beni per un valore stimato di un miliardo di euro, provvedimenti emessi su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia, anche i latitanti Antonio Iovine e Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone. Tra le accuse, a vario titolo, l'associazione mafiosa, il riciclaggio e la trubativa d'asta. I sequestri riguardano, imprese, complessi turistici, appartamenti e terreni. Le indagini hanno permesso di evidenziare una ramificata infiltrazione della camorra nel sistema degli appalti pubblici nel Casertano.Nell'inchiesta è indagato il prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni. I pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio ne avevano chiesto l'arresto, ma il gip Vincenzo Alabiso ha respinto la richiesta Maddaloni è accusato di turbativa d'asta nell'ambito dell'appalto per le centraline per il monitoraggio della qualità dell'aria a Caserta.I fatti contestati a Maddaloni si riferiscono al 2008 quando ha svolto la sua attività come sub commissario prefettizio al Comune di Caserta: il progetto per le centraline era stato approvato nel 2004, per un importo di 387.000 euro ma la spesa prevista lievitò poi fino a un milione e 400.000 euro. Alla gara partecipò la Orion (predestinata a vincere), che fu ammessa provvisoriamente perchè la documentazione era carente. La gara fu però annullata dal prefetto Maria Elena Stasi perchè, dopo dieci mesi, l'appalto non era stato ancora aggiudicato. Anche Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell'Udeur, già coinvolto in altre due inchieste, è stato arrestato con l'accusa di associazione camorristica nell'ambito dell'inchiesta di questa mattina. È accusato di essersi accordato, nella doppia veste di imprenditore nel settore dei rifiuti ed esponente politico di rilievo regionale, con gli esponenti apicali delle associazioni criminali egemoni nel Casertano e, in particolare, con i reggenti dei gruppi Schiavone e Bidognetti.L'ex consigliere regionale avrebbe ricevuto sostegno elettorale e, assieme al fratello Luigi, a sua volta arrestato, un appoggio determinante per l'affermazione delle loro aziende. In cambio, avrebbero prestato la loro opera a favore del clan dei casalesi «per agevolare l'attribuzione di risorse pubbliche attraverso l'aggiudicazione di appalti ad imprese compiacenti, nonchè per favorire il controllo da parte del clan dello strategico settore economico dello smaltimento dei rifiuti». I due, inoltre, secondo il gip «fornivano un apprezzabile contributo di rafforzamento alle strutture criminali interessate dagli accordi, che acquistavano consistenti liquidità economiche da distribuire ai singoli affiliati, ed un notevole apporto per il sostegno ed il proselitismo delle medesime organizzazioni, che acquistavano prestigio ed autorevolezza, dimostrando all'intera cittadinanza dei territori sottoposti alla loro influenza ed ai clan avversari il controllo degli organi istituzionali locali».Ferraro è attualmente imputato in due processi, uno dei quali per lo scandalo delle assunzioni all'Arpac e per il quale era stato destinatario di un divieto di dimora in Campania, poi revocato.
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