venerdì 27 dicembre 2013
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Quando si parla di casa, sul governo e sulla maggioranza arriva sempre una scossa di corrente. Le ultime ricognizioni al dl milleproroghe hanno portato alla conclusione che è meglio rinviare a gennaio la norma che aumenta l’aliquota massima Tasi sulla prima casa dal 2,5 al 3,5 mille, vincolando i sindaci a destinare il maggior gettito alle detrazioni per le famiglie. Dopo l’incidente del salva-Roma, Palazzo Chigi preferisce, per motivi di «omogeneità normativa», che sia presentato un emendamento al decreto-Imu (l’iter al Senato riprenderà l’8 gennaio), snellendo così il già corposo provvedimento di fine anno.Esiste ancora un margine perché il testo, atteso dall’Anci e caldeggiato dal ministro renziano Delrio, venga varato oggi: è da attendersi un confronto acceso tra il ministro Franceschini e il sottosegretario Patroni Griffi da una parte e il Mef dall’altro. I primi due "scottati" da quanto accaduto al Senato sul salva-Roma, e intenzionati ora a cambiare il modo di legiferare dell’esecutivo in modo da offrire meno pretesti al Parlamento. Il secondo preoccupato di chiudere subito le incertezze sulla nuova tassazione per la casa del 2014.Certo, il tempo in più potrebbe risultare utile per trovare in modo diverso i 700-800 milioni (da aggiungere ai 500 già stanziati con la legge di stabilità) da destinare agli sconti per le famiglie. Oltre all’aumento della Tasi, infatti, le detrazioni sarebbe finanziate anche da un aumento dell’aliquota massima (dal 10,6 all’11,6) per l’Imu sulla seconda casa. Ma per il momento nessuno ha presentato ipotesi alternative.Il rinvio sulla casa sembra essere dunque una prima conseguenza del blocco imposto da Letta e Napolitano al "decreto dello scandalo" che l’esecutivo ha poi deciso di ritirare e non convertire (una conseguenza ben più grave - e ponderata da Colle e Palazzo Chigi - sarebbe potuta essere la clamorosa bocciatura del governo in Aula se si fosse deciso di procedere). Non è un caso se ieri Franceschini ha voluto ricordare un suo recente intervento alle Camere, in cui denunciava il ritorno dell’"assalto alla diligenza" sia per quanto riguardava il ddl stabilità sia per il "salva-Roma". È l’indizio di un cambio di linea del governo: da gennaio meno decreti "generalisti" e più interventi puntuali, sfruttando il lavoro già in corso nelle Aule. Non è da escludere nemmeno una valutazione politica sul rinvio, visto che con il nuovo intervento sulla casa il governo avrebbe chiuso l’anno con un aumento fiscale - per quanto bilanciato dagli sconti - facilmente attaccabile dall’opposizione.L’intervento correttivo sulla casa crea problemi anche nel merito, non solo nel metodo. Ieri Confedilizia ha alzato una barriera contro il paventato aumento delle aliquote: «Se sarà così – dice il presidente Corrado Sforza Fogliani –, in base all’apposito decreto ministeriale, i proprietari potranno richiedere l’aumento dei canoni di locazione concordati. Ci sono le condizioni di legge». Fogliani chiede di trovare coperture diverse, in particolare tagliando una «piccola parte» delle agevolazioni alle imprese, oppure intervenendo sulla tassazione agevolata di cui godono alcune tipologie di società immobiliari, cooperative e fondi edili bancari. La sua richiesta potrebbe trovare ascolto in Parlamento.
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