venerdì 23 luglio 2010
Mozione al Senato contro la scure delle tariffe postali. Ancora attesa per possibili schiarite sul fronte delle tariffe per l’invio di centinaia di testate agli abbonati.
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Dove sono i soldi promessi dal governo per mitigare il peso delle tariffe postali per l’editoria non profit? Se lo sono chiesto 35 senatori del Pd e dell’Udc che hanno presentato ieri una mozione urgente al governo. Il riferimento è al decreto che doveva rifinanziare con 30 milioni le tariffe agevolate per i periodici pubblicati dalle associazioni e organizzazioni senza fini di lucro, per non parlare delle testate periodiche e quotidiane a rischio sopravvivenza. Provvedimento annunciato dallo stesso ministro Tremonti ma che non ha mai visto la luce, con la conseguenza di numerosi giornali e notiziari che nei fatti sono stati costretti a sospendere le pubblicazioni.Timori e domande relativi all’intero comparto delle tariffe postali per l’editoria e che sono anche di numerosi parlamentari del Pdl. Direttamente interpellati, però, alcuni esponenti del governo, con competenze specifiche hanno preferito evitare di rispondere sull’argomento. In un colloquio con le rappresentanze sindacali dei giornalisti ieri mattina, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l’Editoria, Paolo Bonaiuti ha tuttavia spiegato che ci sarebbero buone prospettive per la conclusione della trattativa in corso fra Poste e la Federazione degli editori di giornali, tanto più – avrebbe aggiunto – che della questione si sta occupando direttamente Gianni Letta. Considerazione che lascia intendere come a Palazzo Chigi ci si stia forse rendendo conto delle difficoltà in cui versano tante aziende editoriali.Intanto il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl) ribadisce il forte interessamento dei parlamentari della maggioranza nei confronti di questa vicenda: «Condividiamo la denuncia di Avvenire, anche perché non si tratta di difendere privilegi e prebende. Stiamo parlando di aziende, in molti casi piccole e senza scopo di lucro, che svolgono un ruolo essenziale. Spesso sono le uniche voci presenti sul territorio e costituiscono uno dei volti della piccola e media impresa che è caratteristica unica del nostro Paese». Insomma, sottolinea Lupi, se da una parte ha ragione Tremonti nel combattere abusi e sprechi per tenere la spesa pubblica sotto controllo, dall’altra «bisogna stare attenti a non fare di ogni erba un fascio. I danni subìti da tante aziende, che si sono visti triplicare i costi di produzione in corso d’opera a causa di un intervento governativo, sono reali e iniqui. Il governo si impegni perché si trovi un accordo con Poste».Fra i firmatari della citata mozione delle opposizioni a Palazzo Madama ci sono Giampiero D’Alia dell’Udc, Emanuela Baio, Maria Pia Garavaglia, Daniele Bosone, Oskar Peterlini e Franco Marini del Pd. Un’iniziativa che secondo la senatrice Baio ha almeno tre ragioni: «Rendere disponibili i 30 milioni di euro stanziati per abbassare le tariffe postali per il non profit; estendere le agevolazioni anche al resto della stampa periodica; predisporre un provvedimento che garantisca certezza e continuità all’erogazione dei fondi, sottraendoli a decisioni occasionali e arbitrarie». Tutto questo perché «la stampa non profit, la stampa periodica, le riviste missionarie, quelle delle associazioni cattoliche e di volontariato, come di tutte le realtà culturali, ambientali e sportive, nonché i settimanali diocesani, costituiscono una risorsa seria e vitale per la coesione sociale. Se questo governo non favorisce le dovute agevolazioni alla stampa periodica significa che vuole mettere a tacere una parte significativa dell’opinione pubblica. Non è la democrazia in cui ci riconosciamo».Dello stesso parere è Giampiero D’Alia dell’Udc che – tiene a sottolinearlo – in qualità di capogruppo ha firmato per conto di tutti i senatori del partito. Secondo D’Alia non ha alcun senso politico strangolare un settore culturalmente così vitale come quello della piccola editoria: «Il ministro Tremonti deve trovare i soldi necessari perché è in gioco la sopravvivenza di una stampa fortemente radicata sul territorio, che comunica fondamentali valori sociali e che non ha intrecci col potere politico ed economico. Senza considerare che le risorse ci sono, visto che nella manovra sono stati inseriti tanti francobolli padani per cifre ben superiori a quella necessaria per salvare questi piccoli giornali. Tremonti, che è bravo, saprà certamente rimediare».
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