giovedì 29 maggio 2025
Il drammatico identikit del sistema penitenziario italiano in un rapporto di Antigone. Gli educatori sono meno di mille, in media uno ogni 64 detenuti
Celle al 133% della capienza, 91 suicidi nel 2024: radiografia del carcere

Imagoeconomica

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«Corpi ammassati in celle chiuse, spazi inadeguati, tensione alle stelle, sofferenza generalizzata, condizioni igieniche e sanitarie inaccettabili, educatori stanchi, poliziotti in difficoltà, direttori provati, medici preoccupati, volontari a mala pena tollerati»: un elenco che è il simbolo della spirale di disperazione infinita che si vive negli istituti di detenzione italiani.

La denuncia su sovraffollamento e carenza di strutture adeguate arriva dal presidente dell’associazione Antigone, Patrizia Gonnella ed è supportata nei numeri dal report “Senza Respiro” che mette in luce anche la mancanza di un adeguato supporto psicologico e le difficoltà enormi a garantire un reinserimento nel mondo del lavoro fuori dagli istituti.

Se la capienza regolamentare delle carceri offre 51.280 posti, ad aprile 2025 erano 62.445 i detenuti in Italia (rispetto ai 61.049 di aprile 2024): con un tasso medio effettivo di affollamento del 133%. Si può osservare che in due anni la capienza effettiva è diminuita di 900 posti mentre i detenuti sono cresciuti di 5mila unità. Solo 36 carceri su 189 non sono sovraffollate: 58 hanno invece un tasso superiore al 150%.

Le peggiori condizioni si trovano alla casa circondariale di San Vittore a Milano, seguito dagli istituti di Foggia e Lucca. Quanto agli spazi comuni, con le sue visite in 95 istituti penitenziari l’associazione Antigone, ha rilevato che «in 40 istituti, pur essendoci una biblioteca, questa non è accessibile come spazio comune. In 4 istituti visitati su 95 non c’erano spazi esclusivamente dedicati alla scuola, 2 dei 4 erano case di reclusione. In 20 dei 95 istituti visitati non c’erano spazi per le lavorazioni. In 12 non vi erano spazi dedicati alla socialità all'interno delle sezioni detentive, mentre in 24 non vi erano aree di passeggi esclusive per ciascuna sezione detentiva».

Nonostante l’aumento delle presenze, continua a calare la percentuale delle persone detenute in custodia cautelare. I detenuti con sentenza passata in giudicato, che erano il 71,7% alla fine del 2023, sono saliti al 73,5% alla fine del 2024. Restano comunque più di un quarto dei presenti le persone in attesa di giudizio e presunte innocenti.

Si legge nel report “Senza respiro” che lo 0,4% degli stranieri in Italia si trova in carcere; i reclusi stranieri rappresentano il 31,6% della popolazione detenuta: Lombardia (20,8%) e Lazio (9,8%) le regioni dove sono più presenti. È minimo il numero dei mediatori culturali: 1,7 ogni cento detenuti stranieri. In generale sono sono 963 gli educatori, in media meno di uno ogni 64 detenuti, mentre mancano 96 direttori di carceri. Lavora meno di un detenuto su tre, quasi tutti per il Dap e solo lo 0,4% (249) è impiegato per aziende private.

Altri dati drammatici riguardano la salute mentale in carcere: nel 2024 l'autolesionismo è aumentato del 4,1% rispetto al 2023. Il 2024, con 91 suicidi, è l’anno con più morti in carcere di sempre.

Secondo Antigone, «Il cosiddetto decreto legge sicurezza emanato dal governo ad aprile ha cancellato l'obbligo del rinvio dell'esecuzione della pena per le donne incinte o con prole inferiore a un anno di età, che da oggi potranno dunque entrare in carcere aumentando il numero di bambini dietro le sbarre. Si introduce inoltre per la prima volta la possibilità che il bambino venga sottratto alla madre: il decreto prevede che la donna sottoposta alla custodia cautelare in un Icam possa venire trasferita in chiave punitiva in un carcere ordinario senza suo figlio quando la sua condotta non è considerata adeguata».

Per tutte queste ragioni «va del tutto decostruito il decreto legge sicurezza con il suo intento di annichilire i detenuti - ha concluso il presidente Gonnella -, trasformandoli in numeri che devono solo obbedire, come nella peggiore tradizione politica italiana di regime».

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