lunedì 29 aprile 2013
I magistrati che indagano sulla sparatoria avvenuta domenica e conclusasi con il ferimento di due carabinieri, pensano che quello di Preiti non sia il gesto di un folle. Il suo avvocato: vuiole parlare con i figlio, che non riusciva più a mantenere.

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Non ci sarà alcuna perizia psichiatrica nei confronti di Luigi Preiti, il calabrese di 49 anni che ieri a palazzo Chigi ha fatto fuoco contro due carabinieri. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pm Antonella Nespola ritengono che l'uomo abbia agito nel pieno delle sue capacità mentali e che il suo non sia il gesto di un folle.I magistrati, che acquisiranno tutti i filmati delle telecamere nel tragitto compiuto dall'attentatore tra l'albergo nei pressi della stazione Termini, dove aveva trascorso la notte, e Palazzo Chigi, sono convinti anche che Preiti non avesse complici. L'uomo, che sarà interrogato domani, si trova in una cella di Rebibbia sotto stretta sorveglianza per le accuse di duplice tentato omicidio, porto e detenzione illegale e uso di arma e munizioni: piange spesso e alterna momenti di lucidità a disperazione.I pm affideranno ai carabinieri del Ris un accertamento tecnico sulla pistola: si vuole risalire alla matricola e capire se l'arma sia stata usata per commettere altri reati. Preiti, che l'avvocato Mauro Denielli ha descrittocome 'depresso', 'pentito' e desideroso di "parlare con il figlio che non poteva mantenere", ha riferito in modo confuso di aver acquistato la calibro 7,65 al mercato nero di Alessandria, quattro anni fa. Ma la sua versione non ha convinto più di tanto gli inquirenti. Intanto, resta in prognosi riservata Giuseppe Giangrande, il più grave dei due militari rimasti feriti. "È molto vigile e lascia intendere di capire quello che gli viene chiesto - ha spiegato il direttore del reparto di Neurochirurgia del Policlinico Umberto I, Antonio Santoro -. Giangrande resta sedato, intubato e ventilato meccanicamente". I suoi fratelli, che lo hanno visitato al Policlinico Umberto I, dicono che quello di Preiti "è un gesto che non si può perdonare". Dal canto suo, il carabiniere Francesco Negri, ferito in modo più lieve a una gamba, ha raccontato quanto avvenuto ieri: "Non ci siamo accorti della presenza dell'attentatore fino a quando non siamo stati raggiunti dai colpi. Solo allora ci siamo resi conto. Abbiamo fatto in modo di non utilizzare le armi perchè, anche se la piazza era chiusa, passanti e turisti erano veramente tanti e rispondere al fuoco sarebbe stato molto pericoloso". Anche un terzo carabiniere ieri ha rischiato di rimanere colpito da Preiti: un proiettile gli ha trapassato il giubbotto di ordinanza e danneggiato il portafogli che era in tasca.

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