mercoledì 22 novembre 2017
All'inaugurazione dell'anno accademico, il preside di medicina Giorgio Minotti parla di primavera della ricerca su cui si addensano nubi. Il ministro Lorenzin: qui tra due anni nuovo pronto soccorso
Il tavolo dei relatori nell'Aula magna

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Cresce il numero di nuovi farmaci in fase di sperimentazione e cala la percentuale degli insuccessi. Ma lievitano i costi, mettendo così a rischio la sostenibilità finanziaria e frustrando le speranze di tanti pazienti. E' l'analisi che emerge dalla prolusione del professor Giorgio Minotti, farmacologo e preside della facoltà dipartimentale di Medicina e chirurgia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma (Ucnm), che ha inaugurato il 25° Anno Accademico 2017-18 dell’Ateneo, dopo la relazione del magnifico rettore Raffaele Calabrò.

L’orizzonte dell’innovazione farmaceutica è però meno fosco di quel che i numeri lascerebbero pensare, perché la sostenibilità finanziaria delle nuove terapie – spiega Minotti – sarà almeno in parte controbilanciata da appropriatezza prescrittiva e ottimizzazione del rapporto costi-esiti. Significa che, grazie alla genetica, la personalizzazione delle terapie consentirà sempre di più di ridurre i costi assistenziali generati dagli effetti collaterali o dalla mancanza di effetto terapeutico. L'obiettivo è quello «del farmaco giusto al paziente giusto nel momento giusto: e fondamentale - secondo Minotti - sarà una adeguata formazionedei medici all’uso ottimale delle nuove armi terapeutiche».

Certo è che di appropriatezza si avrà sempre più bisogno per garantire la sostenibilità dei nuovi farmaci in arrivo. Ben settemila quelli in corso di sviluppo clinico: 1.813 in oncologia, 1.329 in neurologia, 1.257 contro le malattie infettive, 1.211 immunologici, 599 cardiovascolari, 511 per disturbi del comportamento, 475 per le malattie del metabolismo, 159 contro l’HIV. La svolta nella ricerca ha una precisa causa: «Nel 2000 spiega Minotti – si è passati da un sistema chiuso di sviluppo dei farmaci a uno aperto, dove più industrie, ma anche Università, Centri di Ricerca pubblici e privati, Biotechs, collaborano a un modello di innovazione aperta. Un sistema che coinvolge anche i pazienti e le loro richieste di qualità della vita, e che ha portato a un significativa diminuzione dei fallimenti nello sviluppo dei farmaci».

Con il passaggio al sistema aperto i fallimenti delle fasi precoci delle sperimentazioni cliniche si sono ridotti dal 50 a circa il
30%, per diminuire ulteriormente nelle fasi più avanzate
. Un successo che ha consentito di reinvestire in ricerca e sviluppo e portare le molecole di potenziale interesse da 6mila nel 2001 a quasi 15mila nel 2017. Un record di investimenti in ricerca, che nel farmaceutico hanno raggiunto il 18,3% dell’intero fatturato, più di qualsiasi altro comparto produttivo, che per computer
ed elettronica non raggiunge il 12%. «Dati – conclude il professor Minotti – che mostrano come dalle crisi si possa uscire vincenti aprendosi alle opportunità, anziché ripiegandosi su modelli superati. Una lezione della quale l’industria del farmaco ha fatto tesoro, ma che vale per tutto il resto, dalla politica all’economia e, perché no, persino per il nostro sciaguratissimo calcio», ha concluso sorridendo.

E il 25° anniversario dell'Ucbm, secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, «sancisce la crescita di questa Università, a Roma e a livello nazionale, e anche la sua grandissima qualità che sta facendo grandi numeri dal punto di vista della ricezione». Al Campus «si realizzano molte terapie complesse e anche altamente innovative e spero che nei prossimi due anni, a quanto ne so, aprirà anche il pronto soccorso. Quindi sarà veramente ancora di più un punto di riferimento per tutta questa area di Roma e del litorale». «In questi venticinque anni - ha aggiunto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - il Campus ha regalato al sistema italiano e regionale un'eccellenza nel campo della sanità e della formazione. Per fortuna questo venticinquesimo corrisponde all'apertura per il nostro sistema di una fase nuova, perchè sono stati, su 25 anni, 10 di commissariamento». E così «fra tante storie italiane di fallimenti il Campus rappresenta una storia italiana di successo».

L’Università Campus Bio-Medico di Roma sorge su una superficie di 78mila metri quadri di edifici e 90 ettari di terreni. Dispone di 2 facoltà (Medicina e Chirurgia – Ingegneria) articolate in 8 corsi di laurea e 24 scuole di specializzazione della facoltà di Medicina e
Chirurgia. L’Ateneo conta oggi 1.902 studenti iscritti (di cui il 55.4% di fuori sede) 121 docenti strutturati, con un rapporto con gli studenti pari a 1 su 13. La media di gradimento da parte degli studenti è di 7,9/10. Ad oggi i laureati sono in tutto 3.300 e oltre il 20% lavora all’estero. Il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico eroga prestazioni in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e privatamente: 27 aree specialistiche, 12 sale operatorie, 322 posti letto autorizzati (di cui 286 SSN).

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