martedì 31 gennaio 2012
​Testa di maiale lasciata davanti a casa sua. Don Stamile ha più volte denunciato la recrudescenza della criminalità organizzata. Il vescovo Bonanno: fiducia nel suo impegno pastorale a favore dei più deboli.
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​«Il bene che ho tentato di fare in questi anni mi sta tornando indietro centuplicato, con tanti attestati di solidarietà. Non mi fermerò, ma non voglio che passi il messaggio che io voglia sfidare qualcuno. Io non sono un prete antimafia perché noi sacerdoti siamo sempre per, anzitutto per la difesa della dignità dell’uomo.La Calabria non ha bisogno di eroi ma di persone che vogliono fare il proprio dovere». Don Ennio Stamile è provato ma non domo, perché cosciente dell’impegno assunto quando decise di prendere i voti. È pure rinfrancato dall’abbraccio di Cetraro che domenica sera s’è riunita nella chiesa madre dove il parroco ha celebrato la Messa. Esattamente una settimana dopo l’omelia durante la quale aveva duramente stigmatizzato la recrudescenza criminale nella cittadina del Tirreno cosentino, da decenni ferita come poche altre dalla ’ndrangheta. Una manciata di ore dopo quelle parole, pronunciate durante la celebrazione del mattino, mani criminali hanno sfregiato l’auto del parroco parcheggiata nella piazza di Cetraro. Un gesto plateale, come piace alla malavita.Cinque giorni dopo un secondo episodio ancora più grave: dinanzi all’abitazione gli è stata fatta trovare una testa di maiale con in bocca un pezzo di stoffa. A tappargliela affinché non parlasse più. Come, probabilmente, i responsabili del barbaro gesto vorrebbe facesse don Stamile. Invece don Ennio domenica sera ha ricordato pure come da tempo la chiesa di Cetraro è impegnata sul fronte culturale affinché la comunità cittadini guardi a un futuro improntato alla legalità, al rispetto dell’altro, al bene comune. E ha aggiunto: «Coloro i quali compiono atti intimidatori sono persone piegate o attratte dal male, ma il bene paga e paga tantissimo». Il prete è tra l’altro responsabile dell’osservatorio comunale sulla legalità e sino a pochi mesi fa delegato regionale della Caritas. Proprio in questo ruolo negli anni passati organizzò un convegno delle Caritas diocesane calabresi sul tema: “È cosa nostra. Essere Chiesa in terra di ’ndrangheta”. Un appuntamento ancora oggi punto di riferimento insostituibile per l’impegno ecclesiale in Calabria, anzitutto nel delicato rapporto con la criminalità organizzata. Cresce il fronte di solidarietà attorno a don Ennio Stamile. La diocesi di San Marco Argentano-Scalea, nel cui perimetro ricade Cetraro, con il vescovo Leonardo Bonanno ha confermato fiducia nel lavoro e nell’impegno pastorale del sacerdote rivolto anzitutto ai più deboli. L’associazione antimafia Libera ha sottolineato che «colpire chi ha la forza e il coraggio di denunciare i poteri criminali nel nostro territorio è un atto vile che l’intera società civile deve condannare». Le intimidazioni a don Ennio Stamile sono gli ennesimi episodi criminali che negli ultimi mesi, stanno colpendo sacerdoti calabresi assieme a iniziative d’ispirazione religiosa e luoghi di culto. A Sorianello, nel Vibonese, la chiesa dedicata a San Bruno è stata vittima di due incendi in altrettanti giorni la scorsa settimana.
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