lunedì 3 luglio 2017
Solo cenere e detriti è quello che resta della baraccopoli che ospitava 600 persone e che in inverno è arrivata ad accoglierne 2mila. Solo un ferito lieve. Incerte le cause
Quel che resta del campo migranti di San Ferdinando dopo l'incendio di ieri

Quel che resta del campo migranti di San Ferdinando dopo l'incendio di ieri

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L'immagine sembra quella di un bombardamento. Solo cenere e detriti anneriti. Immagine di guerra. Invece è il drammatico effetto dell'incendio che domenica ha distrutto la baraccopoli e parte della tendopoli di San Ferdinando che ospita i lavoratori migranti. Dramma annunciato, purtroppo.

Le fiamme sono partite dall'esterno trovando una facile via nelle baracche costruite di legno e teli di plastica. Sono centinaia quelle ridotte in cenere, malgrado gli sforzi dei migranti e di qualche volontario. Fiamme altissime e un acre fumo nero. Per fortuna solo un ferito lieve. Polemiche e momenti di tensione all'arrivo dei vigili del fuoco, accusati di essere intervenuti in ritardo (in questi giorni gli incendi stanno devastando la zona). Danneggiato uno dei mezzi.

Sono bruciate anche alcune tende installate dalla Protezione civile nel lontano 2010, dopo la rivolta dei migranti di Rosarno contro lo sfruttamento e le violenze subite. Dovevano ospitare 400 persone, ma poi tutto attorno si è permesso che nascesse la baraccopoli. Tra disordine, degrado, rifiuti. Una situazione tollerata per troppo tempo. In tutto circa 2mila persone, durante la stagione invernale per la raccolta degli agrumi. In questi giorni sono presenti circa 600. In 180 hanno perso tutto tra le fiamme.

Il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, si è recato sul posto assieme al questore, Raffaele Grassi e al capo della Protezione civile regionale, Carlo Tansi, e si è subito attivato per trovare una sistemazione per chi non ha più nulla. Dopo un vertice al comune si è deciso di utilizzare un capannone della vicina area industriale.

"Sull'origine dell'incendio - ha detto il prefetto - ci sono accertamenti in corso. Adesso si pone il problema di dare dignità ed accoglienza a coloro che hanno perso la baracca nell'incendio". Intanto sarà accelerato il completamento della nuova tendopoli che doveva essere pronta circa una anno fa ma che tra ritardi e vicende non chiare, sulle quali indaga la magistratura, è ancora bloccata. Potrebbe aiutare la norma, inserita nel decreto per la crescita del Mezzogiorno dello scorso 20 giugno, che "al fine di superare situazioni di particolare degrado" nelle aree dei comuni di Manfredonia, Castel Volturno e, appunto, San Ferdinando "caratterizzate da una massiva concentrazione di cittadini stranieri", prevede che "possono essere istituiti, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno, uno o più commissari straordinari del Governo". Questi devono adottare "un piano di interventi per il risanamento delle aree interessate e ne coordinano la realizzazione, curando, a tal fine, il raccordo tra gli uffici periferici delle amministrazioni statali, in collaborazione con le regioni e gli enti locali interessati, anche al fine di favorire la graduale integrazione dei cittadini stranieri regolarmente presenti nei territori interessati agevolando l'accesso ai servizi sociali e sanitari nonchè alle misure di integrazione previste sul territorio, compreso l'inserimento scolastico dei minori". Per queste attività è prevista la spesa per il 2018 di 150 milioni di euro. Ora le fiamme rendono ancora più urgente accelerare la realizzazione almeno della nuova tendopoli, molto più efficiente e ospitale ma che, comunque, non ospiterà più di 600 lavoratori migranti. Il resto? Ci sono solo 3-4 mesi prima degli arrivi per le raccolte agricole. Arrivi che sicuramente ci saranno come avviene da almeno venti anni. E se non si troveranno soluzioni nasceranno nuove e inaccettabili baracche. Rinasceranno sulle ceneri di quelle distrutte domenica.

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