giovedì 15 dicembre 2016
Il terremoto gli ha portato via la moglie, i loro due figli, la casa, il lavoro. Non la fede: «Si deve avere il coraggio di proseguire il cammino»
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Ha le gambe piegate, Valerio, non la testa. Non gli è rimasto niente dal 24 agosto scorso, ad Amatrice, il terremoto gli ha portato via sua moglie, i loro due figli, la casa, il lavoro. Ma la sua fede è inscalfibile. E ha voluto fare gli auguri di Natale a chi soffre. «So che la mia famiglia è vicina a me», spiega.

«E’ un momento difficile, non solo per me, ma anche per chi con me ha perso dei cari, il lavoro, la speranza». Sua moglie e i suoi figli saranno con lui la notte di Natale, «perché ce li ho nel cuore, sono con me, perché mi stanno aiutando».

«Nostro Signore ha mandato suo figlio in questo periodo, ci annuncia che nella vita bisogna essere forti e accettare il cammino che Lui ha deciso per noi». Certo – va avanti - «a parole potrebbe sembrare facile, poi nella vita di tutti i giorni non è così». Ma a chi ha vissuto e vive un momento difficile «posso dire che ci si deve far coraggio. Che bisogna andare avanti».

Ha davvero perso tutto, Valerio. È in ginocchio eppure ha voluto fare gli auguri di buon Natale: «Lo faccio perché va fatto. Perché, come si è contenti quando si riescono a realizzare i propri progetti, anche nei momenti difficili si deve avere il coraggio di tirarsi su e proseguire il cammino».

Valerio, col suo dolore immenso, lo sta facendo. E allora, sussurra, «buon Natale a tutti quanti».

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