sabato 19 marzo 2016
​Un piano simile potrebbe applicarsi alla Libia.
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«Finalmente un accordo importante. Allevierà la gravità della situazione in Grecia, ma aprirà in futuro pure spiragli positivi rispetto agli sbarchi dalla Libia verso l’Italia e alla rivisitazione del regolamento di Dublino». È fiducioso il vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico, perché convinto che facendo leva sui cardini dell’intesa fra Bruxelles e Ankara la Ue possa adottare «nuove prospettive». L’accordo è sui flussi fra Grecia e Turchia. Cosa cambierà per l’Italia, meta dei barconi dalla Libia? Il principio-cardine è che, di fronte a situazioni di crisi, la Ue intervenga nel suo insieme. Oggi il meccanismo vale per i flussi fra Grecia e Turchia, ma si potrà in futuro estendere ad altre eventuali criticità come gli arrivi dai Paesi nordafricani, Libia in testa. In che modo? Il meccanismo della riallocazione degli irregolari in Turchia e della distribuzione fra i vari Stati Ue di quanti hanno diritto d’asilo (siriani, iracheni, eritrei...), unito all’incremento delle quote, afferma un principio che varrà anche in presenza di altri flussi. La Turchia ha un governo stabile con cui trattare. La Libia no: fra Tripoli e Tobruk non c’è intesa... La Ue ha deciso di supportare gli sforzi di un governo legittimo in Libia. Bisognerà agire affinché s’insedi rapidamente. Ripartiranno anche le relocation, rallentate dall’ostracismo di diversi Stati Ue? Ungheria e Slovenia, ad esempio, restano fuori dai ricollocamenti... Sono un’eccezione. Gli egoismi nazionali si stanno superando e si spera che l’impegno del Consiglio Ue sarà rispettato. La lentezza europea è costata finora sofferenze per migliaia di profughi e troppe vite umane. Nel frattempo, con la primavera, gli sbarchi verso l’Italia aumentano. La macchina dell’accoglienza è pronta? Da gennaio ad oggi sono sbarcati 11.911 migranti, contro 9.277 dello stesso periodo del 2015. Nei centri di prima accoglienza siamo a 8.159 presenze, nelle strutture temporanee a 78mila e nello Sprar a 20.151, per un totale di 106mila persone. Quante altri posti serviranno? Tutte le prefetture, sulla base delle circolari del Viminale, sono impegnate nella ricerca di posti disponibili, da mettere in campo solo in caso di un incremento esponenziale degli arrivi. Sulle impronte digitali da 'prendere anche con la forza' crescono le perplessità degli enti umanitari e dei sindacati di polizia... La decisione di identificare con certezza i migranti, per inserirli nella banca dati Eurodac, è europea. Noi finora non insistevamo, nel rispetto delle convenzioni sui diritti umani. Ma oggi c’è una volontà comune, non solo per questioni di sicurezza, ma anche perché serve a instradare un’accoglienza corretta dei migranti. La pratica deve avvenire nel rispetto della dignità umana. E le perplessità di alcuni sindacati sono, credo, legate al timore che qualche migrante possa adire una corte internazionale chiedendo sanzioni per aver subito un’ingiustizia. Ma l’uso della forza sarà solo per casi limite... Perché?  Finora molti migranti non si facevano riconoscere per la rigidità del sistema Dublino: chi non vuole restare in Italia e andare altrove, cerca di evitare il riconoscimento. Col superamento di Dublino, nessuno s’opporrà... Ma l’accordo Ue-Turchia prevede il superamento di Dublino? In questo Consiglio europeo è stato detto, con solennità, che le misure ora condivise serviranno a dare avvio a una nuova strategia europea che comporterà la rivisitazione dei principi di Dublino, come chiesto da tempo dall’Italia. Finora non è avvenuto... Nutro una ragionevole fiducia che ciò avverrà.
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