
Un lavoratore agricolo - ANSA
Anche ieri, come accade oramai da una settimana, Latina è stata una delle città italiane da bollino rosso. Ma anche ieri, sotto il sole che a mezzogiorno picchia forte lungo tutta la pianura pontina dove non arriva neppure il refrigerio del vicino mare la cui acqua è oramai costantemente sui 30°, c’erano persone chine sui campi a raccogliere ortaggi. Il tutto non solo contravvenendo all’ordinanza emanata il 5 giugno scorso dal presidente della Regione, Francesco Rocca, che fino al 31 agosto vieta il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole dalle 12 alle 16, ma anche e soprattutto contro le basilari regole di umanità.
La denuncia è arrivata da Gurmukh Singh, presidente regionale di quella comunità indiana cui appartiene la gran parte dei 25-30mila mila lavoratori immigrati dell’area, regolari ma soprattutto irregolari.
Una denuncia raccolta e rilanciata da Islam Kotb, 40 anni, nato a Latina da genitori egiziani, segretario provinciale della Fai Cisl: «Anche a noi stanno arrivando continue segnalazioni di lavoratori nei campi a mezzogiorno, in condizioni disumane, con frequenti malori. Ma di denunce vere e proprie non ce ne sono. E questa è una prima faccia della medaglia, la più drammatica: la maggior parte di questi lavoratori sono irregolari, praticamente invisibili, e non denunciano niente, perché altrimenti poi i caporali non li chiamano più a lavorare. È un dramma generato anche dal decreto flussi, perché alla scadenza del permesso di soggiorno tutti questi lavoratori restano in balìa degli sfruttatori. E se non vengono rispettati contratti e orari, figuriamoci se un caporale tiene conto dell’ordinanza regionale», commenta amaramente ironico Islam Kotb.
«Per questo diciamo che servono più controlli, ma i controllori sono sempre pochi. Qui ci sono circa 10.800 aziende agricole censite, ma molte sono piccole – riprende il segretario provinciale dei lavoratori agricoli della Cisl – e a queste il messaggio dell’ordinanza regionale o non è arrivato o si è fatto finta di non sentirlo. Chiediamo da tempo anche delle metodiche di comunicazione differenti, magari tramite l’Inps o quei consulenti del lavoro che spesso sono gli unici ad avere un contatto diretto con le piccole imprese. Un altro tema è quello del coraggio a trattare questa problematica del caldo estivo non più come una emergenza stagionale, ma come qualcosa di strutturale, perché ogni estate va sempre peggio. La politica dovrebbe avere il coraggio di emanare linee-guida per tutto il territorio nazionale, rispetto a queste buone pratiche delle ordinanze regionali».
Ordinanze contro il lavoro negli orari più caldi che la gran parte dei lavoratori stranieri, pur volendo, non è neppure in grado di comprendere: «Tantissimi di loro – riprende e sottolinea Kotb – non sanno una parola di italiano, figuriamoci leggere un’ordinanza o capire un avviso qualsiasi. Per questo, come Fai Cisl stiamo lanciano anche una campagna di sensibilizzazione attraverso degli opuscoli multilingue. Insieme alle altre organizzazioni sindacali, inoltre, chiediamo il superamento del decreto flussi per i lavoratori stagionali, perché su oltre 10mila visti rilasciati i contratti regolari sono stati circa 4mila. È qui che tutto diventa terremo fertile per gli sfruttatori, senza un sistema strutturato di domanda-offerta lavoro».
Continue segnalazioni di lavoratori nei campi nelle ore più calde arrivano anche alla Cgil «ma poi nessuno denuncia, perché hanno paura di perdere il lavoro», è il commento tanto laconico quanto incisivo di Laura Hardeep Kau, la segretaria della Flai di Frosinone-Latina che molto si è spesa anche nella vicenda di Satnam Singh, il lavoratore indiano stritolato un anno fa da un macchinario agricolo, abbandonato davanti all’ospedale di Latina e poi morto dopo due giorni di agonia.
E anche la Cgil, pure negli anni passati, non ha mai lesinato le segnalazioni per il lavoro sotto il sole a picco; un dramma che il sindacato proverà a portare di nuovo allo scoperto – insieme a tutte le altre problematiche dello sfruttamento – con l’iniziativa “Diritti in campo con le Brigate del Lavoro”, progetto promosso da Flai Cgil Roma e Lazio, nell’ambito di una campagna nazionale: dall’8 al 13 luglio e poi di nuovo dal 21 al 25 di questo mese, le unità mobili del sindacato saranno operative in vari comuni della provincia di Latina e dell’area di Roma Sud, per offrire sostegno, informazione e ascolto a lavoratori e lavoratrici agricoli.
«Saremo tra Pomezia e Fondi, con volantini informativi, generi di supporto e tanta voglia di dare voce a chi ogni giorno lavora tra i campi in condizioni spesso disumane – fanno sapere dalla Flai Cgil con una nota - Vogliamo smantellare un sistema del lavoro agricolo ancora troppo legato alla logica dello sfruttamento e dell’illegalità. Andremo incontro ai lavoratori nei campi, parleremo con loro, ascolteremo le loro storie». Comprese quelle di chi, a mezzogiorno e con una temperatura percepita di oltre 40°, raccoglie cocomeri e meloni per pochi spiccioli.