Il Natale tra sprechi e consumi eccessivi (che inquinano)
Al termine delle feste natalizie fra panettoni, cioccolatini e biscotti confezionati si conta un miliardo di tonnellate di cibo invenduto

Il Natale, con le sue luci, i suoi regali e i suoi pranzi è anche diventato l’emblema del consumismo e dello spreco eccessivo. Dalla cucina alle decorazioni, passando per i regali, ci vuole poco per assumere un atteggiamento più sostenibile e di aiuto per il nostro pianeta.
Regali che fanno bene (anche) all’ambiente
Quando si fa un regalo oltre a pensare al suo contenuto, per ridurne l’impatto ambientale è necessario focalizzarsi anche alla produzione, al suo trasporto e all’imballaggio. Regali esperienziali – come degustazioni, biglietti per il teatro, cinema, tour cittadini, ingresso ai parchi naturali o ancora corsi – riducono molto l’impronta ambientale e valorizzano cultura e territorio. Anche scegliere artigianato locale, prodotti enogastronomici del territorio o creare piccoli doni fatti in casa contribuisce a contenere emissioni e materiali usa e getta. E per i pacchetti, non utilizziamo glitter e carte laminate (quasi sempre non riciclabili) ma preferiamo stoffe, carte riciclate e semplici spaghi naturali.
Pranzi delle feste a zero sprechi e senza usa e getta
Secondo la FAO, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo finisce nella spazzatura; in media, quindi, ogni persona spreca 79 kg di cibo all’anno, corrispondente a 3,5 miliardi di pasti al giorno. A tavola si può fare molto per ridurre gli sprechi e rispettare l’ambiente. Pianificare il menù delle feste partendo dal numero reale degli invitati è il primo passo per evitare acquisti inutili. Scegliere ingredienti locali e di stagione aiuta a ridurre l’impronta ambientale, mentre ricette “furbe” – dalle vellutate di verdure ai crostini con pane raffermo, fino al riutilizzo degli avanzi in torte salate, polpette o timballi– permettono di dare nuova vita a ciò che rimane dopo i pranzi e le cene delle festività. Per ridurre gli sprechi ecco che viene in aiuto anche l’IA: con la app Cucinalo basta fotografare gli ingredienti e suggerisce ricette personalizzate. Tavola vuole dire anche piatti, bicchieri, posate, tovaglia e tovaglioli. Per un Natale sostenibile, scegliamo un’apparecchiatura riutilizzabile, evitando la plastica e la carta usa e getta. Infine si può donare il cibo avanzato agli enti solidali.
Un miliardo di tonnellate di cibo invenduto
Panettoni, cioccolatini, biscotti e snack confezionati vengono prodotti in grandi quantità durante il periodo festivo per rispondere a una domanda concentrata in poche settimane, ma una parte consistente di questi prodotti resta invenduta. Dietro l'apparente successo delle vendite natalizie si nasconde infatti un tema strutturale: l'invenduto alimentare rappresenta un costo concreto per la filiera, con ricadute economiche e ambientali che coinvolgono produttori, distributori e retailer. Il fenomeno assume dimensioni globali: secondo uno studio di Ecr Retail Loss, organismo internazionale di ricerca nel settore della distribuzione e del retail, ogni anno oltre un miliardo di tonnellate di cibo viene sprecato, generando costi stimati superiori ai 90 miliardi di euro lungo la catena del valore.
Il rito degli avanzi per l'84% delle famiglie
Con quasi due italiani su tre che ritengono molto importante ridurre lo spreco alimentare soprattutto durante le feste, scatta a Santo Stefano il rito degli avanzi, con l'84% delle famiglie che porterà in tavola quello che non è stato consumato nella due giorni precedente, tra vigilia e pranzo di Natale. Ad affermarlo è un'indagine Coldiretti/Ixè che evidenzia come la sensibilità ambientale dei cittadini aumenti durante le festività, quando è maggiore il rischio di buttare nel bidone i cibi, solitamente cucinati in maniera più abbondante del solito per celebrare adeguatamente l'appuntamento con amici e parenti. Visto che solo nel 9% delle case si è consumato tutto, l'obiettivo è evitare di gettare pietanze già preparate che, secondo una stima di Coldiretti, valgono circa mezzo miliardo di euro. Recuperare il cibo, sottolinea la Coldiretti, conviene anche all'economia e all'ambiente, riducendo i rifiuti. Lo spreco alimentare resta, infatti, un problema importante. Secondo l'analisi Coldiretti su dati Waste Watcher International ogni italiano butta 556 grammi di cibo alla settimana, con prevalenza di frutta e verdura. Infatti, nella top-5 dei prodotti più sprecati figurano al primo posto la frutta fresca (23 grammi a testa sprecati alla settimana), al secondo la verdura (22), al terzo il pane fresco (20), davanti a insalate (18) e cipolle/aglio/tuberi (17).
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