sabato 17 luglio 2010
Il presidente della Giunta distrettuale dell'Anm sottolinea l'indipendenza del giudice ucciso nel 1992. E attacca: «Bisogna spezzare la catena dei giudici che frequentano i salotti e dei magistrati che vanno a braccetto con la politica per avere benefici».
COMMENTA E CONDIVIDI
Tutti in piedi con le "agende rosse" di Paolo Borsellino nell'aula magna del palazzo di giustizia di Palermo. Il gesto ha aperto l'iniziativa con cui la sezione distrettuale dell'Associazione nazionale magistrati commemora il giudice ucciso 18 anni fa nella strage di via D'Amelio. L'aula è piena di gente, in gran parte esponenti e simpatizzanti del comitato "Scorta civica" che questa mattina ha organizzato anche un presidio davanti al palazzo di giustizia, esponendo come simbolo proprio l'agenda rossa di Borsellino fatta sparire subito dopo l'eccidio del 19 luglio 1992. Il pubblico presente, ha accolto con un'ovazione l'ingresso dei magistrati in aula.  Commentando l'accoglienza calorosa da parte dei manifestanti, che hanno agitato le "agende rosse" divenute ormai il simbolo dei misteri che avvolgono l'eccidio, il procuratore di Palermo Francesco Messineo ha detto: «È molto confortante che nell'opinione pubblica ci sia questa fiducia nella magistratura e l'esortazione ad andare avanti, però non bisogna dimenticare che lavoriamo tra molte difficoltà, sia per mancanza di risorse sia per una legislazione che non sempre ci aiuta o ci agevola nelle indagini». Sulla strage di via D'Amelio «sono stati aperti squarci importanti» anche se «non so se sara possibile raggiungere la verità», ha detto il Procuratore di Palermo, Francesco Messineo. «La Procura di Caltanissetta che conduce l'indagine - ha spiegato Messineo - si sta muovendo con efficacia alla ricerca di una verità impervia».Paolo Borsellino, ha detto il presidente della Giunta distrettuale dell'Anm, Nino Di Matteo «era alieno a ogni forma di condizionamento dal potere. Invece oggi bisogna spezzare la catena dei giudici che frequentano i salotti e i circoli e dei magistrati che vanno a braccetto con la politica per avere benefici come un incarico».«Borsellino - ha aggiunto - era un magistrato indipendente. Bisogna trovare la forza di resistere al tarlo sottile della rassegnazione che rischia di insinuarsi anche nella magistratura».«Un pezzo dello Stato insieme alla mafia ha impedito che Paolo potesse continuare il suo lavoro. Oggi siamo qui per fare sentire il nostro sostegno ai magistrati che questa verità continuano a cercarla giorno dopo giorno. Noi siamo con loro», ha detto Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso 18 anni fa nella strage di via D'Amelio, nel corso della manifestazione organizzata dal Comitato Scorta civica, nel piazzale antistante il palazzo di giustizia di Palermo.LE STATUE DANNEGGIATEDue statue in gesso, raffiguranti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che erano state installate ieri pomeriggio a Palermo, nella centrale via Libertà, alla vigilia dell'anniversario della strage di via D'Amelio, sono state danneggiate la notte scorsa. A scoprirlo sono stati i carabinieri, che stanno indagando per identificare i responsabili del gesto. Sul posto è intervenuto il personale della Sezione investigazioni scientifiche per compiere i necessari rilievi tecnici.Le statue, realizzate dallo scultore palermitano Tommaso Domina, erano state posizionate su una panchina del marciapiede, a pochi passi da Piazza Politeama, con la scritta «Giovanni e Paolo, due uomini liberi con le loro idee, nel sole, nell'allegria, nell'amicizia, fra la loro gente».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: