mercoledì 27 gennaio 2021
Questi neonati sono già stati chiamati "i figli del lockdown". Ma per capire l'impatto del Covid sulla natalità occorre aspettare ancora
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«Almeno gennaio ha retto all’onda d’urto della pandemia: fino al 26 di questo mese abbiamo avuto in totale 366 parti, e stimiamo di arrivare al 31 con 439 nascite, 3 in più rispetto al totale di gennaio 2020 (436). Sono i figli del “lockdown”, concepiti a marzo-aprile scorso», nei giorni dell’Italia blindata in casa.

Ma è presto per cantar vittoria. «Più che timori sul fronte sanitario, temo che sarà l’aspetto economico della crisi Covid a creare più problemi agli aspiranti genitori. Non è un momento facile e se avrà avuto un impatto lo vedremo più avanti. Da aprile-maggio-giugno in poi».

A tracciare un quadro dall’osservatorio privilegiato di una delle culle più prolifiche di Milano, l’ospedale Mangiagalli-Policlinico, è Enrico Ferrazzi, direttore di Unità operativa complessa e responsabile del Mangiagalli Center, ordinario di Ginecologia e ostetricia dell’università degli Studi di Milano.

Questo centro - complice anche la tendenza a concentrarsi verso grandi strutture - ha avuto un 2020 controcorrente rispetto al trend generale di inesorabile calo delle nascite registrato in Italia secondo i dati Istat, ancor di più con l’incubo pandemia. E l’anno dominato dal coronavirus Sars-CoV-2 alla Mangiagalli si è concluso con un numero complessivo di 5.372 parti, il 4% in più del 2019. Incluso le mamme in attesa positive che hanno dato alla luce i loro bimbi nella struttura: «Il dato da registro è di 262 donne, un positivo ogni 20 ricoveri».

Il centro ha garantito una rigida separazione fra mamme Covid e non, e per le partorienti positive ha 35 letti e tre sale parto dedicate.

Gli esperti della Mangiagalli sono stati fra i primi a condurre anche uno studio insieme ad altre realtà lombarde sul parto con Covid e Ferrazzi conferma che «i neonati positivi restano una percentuale bassissima, inferiore all’1%». Si è fatto «tanto lavoro», spiega il primario, «per seguire e rassicurare» le mamme in attesa.

I numeri fotografano anche l’effetto del riordino delle reti nascita partito negli anni scorsi che ha portato una centralizzazione di parte delle richiesta sulle strutture più grandi e con più casistica, specializzate in patologie complesse della gravidanza, e così via. La Mangiagalli è una di queste. E in più da qualche anno ha lavorato per ampliare ulteriormente l’accompagnamento al parto con l’attività del consultorio, la vaccinazione dedicata, l’offerta di servizi come lo yoga col pancione, l’ambulatorio nutrizionale.

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