lunedì 27 febbraio 2017
Diossine e molto altro: «Consistente superamento dei limiti di soglia di contaminazione». La Procura ha scritto il 9 settembre agli enti locali chiedendo bonifiche. Aspetta ancora risposte
Bomba tossica sotto il Vesuvio, ma la bonifica può attendere
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Avemmo gola, naso e occhi arrossati, insieme a un po’ di nausea, fino a sera: era bastato, il 6 maggio scorso, fare un salto a Cava Fiengo, nel cuore del Parco nazionale del Vesuvio, per pagare dazio. La Procura di Napoli tre mesi dopo (il 26 luglio) l’avrebbe sequestrata e poi le analisi avrebbero svelato quale bomba tossica fosse. Il 9 settembre 2016 gli uffici giudiziari partenopei hanno scritto alla Regione Campania, alla Città metropolitana di Napoli e al Comune di Ercolano, chiedendo di conoscere («con l’urgenza del caso») cosa intendano fare «in ordine agli interventi di bonifica» e alle «misure di riparazione e ripristino ambientale» di Cava Fiengo. E stanno ancora aspettando risposte.

Un’area di 150mila metri quadrati in Contrada Castelluccio, diventata «discarica abusiva», nella quale le analisi certificano il «consistente superamento dei limiti di soglia di contaminazione previsti» non solo «per siti a verde pubblico, privato e residenziale», ma anche per quelli «a uso commerciale e industriale». Ad aver sfondato quelle soglie c’è «berillio, cadmio, benzoantrace, benzopirene, rame, piombo, zinco», ci sono «le diossine, i furani e gli idrocarburi pesanti» e altro, annota la Procura.

Nella cava della società “Eco. Geo. Ambiente srl” sono stati trovati quattrocentomila metri cubi di rifiuti, pericolosi e non. «Cumuli di indumenti e pezzame in parte combusti, rifiuti prodotti da demolizioni edilizie, pezzi di manufatti cementizi contenenti amianto, fusti da duecento litri deteriorati, un fusto contenente olio lubrificante, carcassa di autovettura, imballaggi in plastica e metalli». Negli ultimi mesi, due pentiti di clan ercolanesi, Ignazio Magliulo e Ciro Gaudino, stanno raccontando ai magistrati molto di quanto accaduto negli ultimi trent’anni: «Sì, il Vesuvio era la discarica della camorra», ha spiegato il secondo.

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