Dopo che martedì il neoministro della Salute, Renato Balduzzi, in una intervista al
Corriere della Sera, si è rimesso al Parlamento per il disegno di legge sul fine vita, la parola passa a deputati e senatori per le sorti del provvedimento a un passo dal via libera finale, in quanto approvato alla Camera ed in discussione al Senato che dovrebbe dare il suo secondo "ok". Ieri Balduzzi intervenendo in un convegno al Senato ha così definito il suo compito: «trovare soluzioni condivise su questioni complesse, che non sono solo quelle bioetiche dove l’approccio unitivo è evidente e dove, invece, la strada dell’approccio divisivo non porta a niente». «Anche se il disegno di legge è di iniziativa parlamentare – rimarca intanto l’ex sottosegretario alla Salute,
Eugenia Roccella – l’atteggiamento del governo è fondamentale, se non altro perché l’esecutivo ha una dialettica con il Parlamento: un suo esponente dovrà andare in commissione o in aula ed esprimere dei pareri. Credo che sia molto difficile dire sempre "mi rimetto alla maggioranza che si sta esprimendo sul provvedimento". E comunque anche un tale disinteresse non sarebbe ininfluente, perché così saranno aiutati quanti si oppongono alla legge». L’ex sottosegretario riscontra, poi, una contraddizione. «Balduzzi afferma che il governo resterà fuori da questi temi, perché ha un mandato limitato all’economia – argomenta –, ma se è così non capisco l’uscita di Andrea Riccardi in merito alla concessione della cittadinanza agli immigrati, intervento sul quale, peraltro, sono d’accordo». La deputata pidiellina chiede allora che ci sia una presa di posizione anche a favore del disegno di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, «che tutelando la vita rientra nei valori non negoziabili, e quindi sul piano dei princìpi viene prima della questione della cittadinanza, sulla quale infatti si possono sostenere ipotesi di soluzione diverse».
Raffaele Calabrò, che è relatore del disegno di legge a Palazzo Madama, sottolinea che, pur tenendo conto di quanto detto dal ministro Balduzzi, «l’iter parlamentare del provvedimento è avviato da tempo, mancano solo le ultime battute, quindi l’augurio è di una approvazione la più rapida possibile». Per il senatore del Pdl dunque ci sono «tutte le premesse perché l’iter del provvedimento vada in porto, anche in considerazione del fatto che la maggioranza che l’ha sostenuto è stata molto ampia, andando oltre quella che era alla base del precedente governo». «Il Senato faccia presto – afferma il suo omologo alla Camera,
Domenico Di Virgilio, anch’egli del Pdl –, prima di arrivare a questa formulazione sono state effettuate decine e decine di audizioni, il testo è equilibrato: rispetta la libertà dei cittadini e la professionalità dei medici, perciò non comprenderei ripensamenti o indugi». Anche per il leghista
Massimo Polledri è «un’opera da portare a compimento, un impegno preso dal Parlamento verso Eluana Englaro, e un impegno nei confronti della Costituzione, visto che la Consulta ha individuato un vuoto legislativo». La Lega, assicura Polledri, è per il rispetto del «testo approvato dalla Camera». Anche l’udc
Claudio Gustavino è convinto che «occorre andare avanti». Le ragioni che hanno spinto a legiferare «non sono cambiate», quindi «il ddl deve essere approvato dal Senato». Sempre nello scudocrociato
Paola Binetti considera un obiettivo il fatto che la legge sia varata entro la fine della legislatura. I prossimi mesi, quindi, devono essere utilizzati per superare «il clima divisivo» che, a suo giudizio, «ha impedito un esame obiettivo della proposta da parte di quanti hanno avuto timore che qualcuno potesse strumentalizzare queste tematiche per fini politici». La Binetti è convinta che in «questo nuovo clima tutti possano riconoscere gli aspetti positivi del ddl: rispetto della vita, del malato, delle sue decisioni, alleanza terapeutica, e se ci deve essere qualche punto da migliorare si migliori». Un’altra udc,
Luisa Santolini, condivide le argomentazioni espresse dal suo leader Pier Ferdinando Casini sul rischio di provvedimenti che vengano mutati a ogni cambio di legislatura, ma ribadisce che «il vuoto legislativo c’è e deve essere colmato, i miglioramenti sono possibili ma a condizione che non mutino l’impianto fondamentale del provvedimento». Nel Pd
Enrico Gasbarra premette che molto dipenderà dall’agenda dei lavori che fisseranno le Camere sulla base delle iniziative del governo, riconosce in ogni modo che il tema trattato «attiene ai valori non negoziabili e quindi va affrontato con la libertà di coscienza». Ritiene «comunque opportuno migliorare la legge, visto che alcuni esponenti cattolici del Pd alla Camera si sono astenuti e altri sono usciti dall’aula».