sabato 16 ottobre 2010
Il capo del governo e il figlio Piersilvio convocati il 26 in Procura. Mediaset avrebbe occultato 10 milioni. L’azienda: tutto regolare. Coinvolti nell’inchiesta anche l’uomo d’affari Agrama e alcuni manager e consulenti del gruppo. Il legale Ghedini: «Carte alla mano dimostreremo la totale infondatezza delle contestazioni».
COMMENTA E CONDIVIDI
Solo tra il 2003 e il 2004 Silvio Berlusconi e il figlio Piersilvio sarebbero riusciti ad accumulare illegalmente 10milioni di euro custoditi in banche di paradisi fiscali. Lo sostiene anche la procura di Roma, che ha ricevuto per competenza territoriale buona parte delle acquisizioni investigative dei pm di Milano.Fonti giudiziarie precisano che sono stati notificati al Cavaliere e al figlio gli inviti a comparire per il prossimo 26 ottobre, ma è probabile che entrambi mancheranno all’appuntamento. Il fascicolo romano è stato aperto dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal pm Barbara Sargenti e tra gli indagati oltre ai Berlusconi e ad Agrama, figurano Andrea Goretti, Giorgio Dal Negro e Daniele Lorenzano, all’epoca dei fatti manager e consulenti del gruppo. Secondo i pm Silvio Berlusconi avrebbe concorso nel reato di frode fiscale «in qualità di azionista di riferimento - per il tramite di Fininvest spa - di Mediaset spa (di cui Fininvest possedeva oltre il 50% del capitale sociale nel periodo 2003 e 2004, ndr), a sua volta società controllante al 100% Rti spa, facendo giungere alle società controllate direttive che confermassero il mantenimento delle relazioni d’affari preesistenti con Frank Agrama, nella fittizia intermediazione per l’acquisto dei diritti di sfruttamento di prodotti cinematografici e televisivi». Insieme a Berlusconi padre e figlio, come detto, sono indagati l’uomo d’affari egiziano con passaporto Usa Frank Agrama e alcuni manager del gruppo Fininvest.Il procedimento è frutto di uno stralcio dell’inchiesta milanese sulla compravendita di diritti tv e cinematografici da parte di Mediaset, finito a Roma per competenza territoriale. Nella Capitale risultano infatti registrate alcune aziende del gruppo Mediaset.Attualmente i processi al premier sono sospesi grazie alla legge sul legittimo impedimento, sulla quale la Corte Costituzionale è chiamata a esprimersi il prossimo 14 dicembre. «I diritti cinematografici oggetto dell’inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato», ha replicato Mediaset con una nota, nella quale si precisa che «si tratta sostanzialmente di una duplicazione per anni diversi del medesimo processo pendente presso il Tribunale di Milano». Gli inquirenti intendono però raccogliere nuove prove.La procura di Roma (condividendo l’impianto accusatorio di Milano) ipotizza che major statunitensi abbiano venduto i diritti dei film a due società residenti in paradisi fiscali, le quali avrebbero a loro volta rivenduto i diritti con una forte maggiorazione di prezzo a Mediaset, per complessivi 470milioni di euro. Lo scopo, secondo gli investigatori, era quello di aggirare il fisco italiano e americano creando fondi neri a disposizione dei Berlusconi. «La documentazione – ha ribadito Niccolo Ghedini, deputato e avvocato del premier – dimostrerà la totale estraneità degli indagati».Vi è poi il capitolo Mediatrade, ancora in fase di udienza preliminare, sospesa il 24 giugno sempre per il ricorso alla Consulta sul legittimo impedimento. Si tratta dell’ultimo filone nato dal procedimento principale sulla compravendita dei diritti tv. In questo caso la procura di Milano ritiene che Berlusconi sia stato il socio occulto di Agrama allo scopo di sottrarre denaro a Fininvest e poi a Mediaset - almeno 35milioni di euro - per indirizzarlo all’estero ai danni di azionisti e frodando al fisco circa 8 milioni. Accusa che in questo caso vede imputato anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: