mercoledì 6 ottobre 2010
Silvio Berlusconi ribadisce di non avere mai pensato alle elezioni che sarebbero "un guaio" e dice che, in caso di dimissioni del suo governo, sarebbe facile formare un governo tecnico e questo non è nelle sue intenzioni. Il presidente del Consiglio lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi sul programma di governo e sul consiglio dei ministri di domani.
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Silvio Berlusconi ribadisce di non avere mai pensato alle elezioni che sarebbero "un guaio" e dice che, in caso di dimissioni del suo governo, sarebbe facile formare un governo tecnico e questo non è nelle sue intenzioni. Il presidente del Consiglio lo ha detto nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi, assieme al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, sul programma di governo e sul consiglio dei ministri di domani."Non ho mai minacciato elezioni, le elezioni sarebbero un grosso guaio, ne sono sempre stato convinto", ha detto Berlusconi. Il premier ha poi aggiunto che, "con 60 posti di governo a disposizione, sarebbe facile formare un governo tecnico [nel caso di dimissioni del mio governo]. Non è questo nelle mie intenzioni". Berlusconi si mostra sicuro di poter andare avanti nella legislatura e dice che i deputati e i senatori legati a Gianfranco Fini "per nulla al mondo farebbero mancare il loro voto a questo governo". "Sono assolutamente sereno, basta parlare con deputati e senatori: non c'è nessuno che ha voglia di andare a casa".Il Capo del governo si mostra quindi sicuro di poter andare avanti nella legislatura e dice che i deputati e i senatori legati a Gianfranco Fini "per nulla al mondo farebbero mancare il loro voto a questo governo". Berlusconi non si scompone neppure quando i cronisti gli fanno notare che si dichiara per il voto anticipato anche la Lega Nord: "Il ministro [delle Riforme e leader della Lega Umberto] Bossi bisogna sempre interpretarlo. Io ho la chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo".5 PUNTI IN 5 CDM, DOMANI FEDERALISMO, POI GIUSTIZIABerlusconi ha convocato la conferenza stampa per annunciare l'accelerazione sui cinque punti dell'agenda governativa sui quali ha ottenuto la fiducia del Parlamento. Si comincia subito domani con il varo di un unico decreto legislativo (anziché tre distinti) che introdurrà l'autonomia fiscale delle regioni, i costi standard della sanità e il Federalismo provinciale. "Abbiamo ritenuto che valesse la pena concentrarli in un solo provvedimento. Lo approveremo domattina in Cdm", ha detto Berlusconi."Il decreto dovrà essere sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni, quindi passerà all'esame del Parlamento. Alla fine il decreto tornerà in Cdm per l'approvazione definitiva. Pensiamo possa arrivare all'approvazione definitiva entro dicembre o al massimo il 5 marzo prossimo", ha aggiunto.Berlusconi nega che il Federalismo sia stato posto come primo punto per le pressioni della Lega: "Il Federalismo era programmato come primo anche perché la legge era stata approvata per prima".Il secondo Consiglio dei ministri si occuperà di giustizia. Non sarà la prossima settimana ma quella successiva."Poi sarà la volta del Cdm sulla sicurezza e sull'immigrazione, del Cdm sul Sud in una città del Mezzogiorno e infine di quello sulla riforma tributaria".Il governo non rinuncia alla riforma fiscale, ma avverte che i tempi sono lunghi. Dice Berlusconi: "La riforma tributaria comincerà con una serie di provvedimenti che si prolungherà nel tempo. Il percorso di riforma non potrà spegnersi in pochi interventi". Le direttrici su cui orientare l'azione dell'esecutivo sono sempre l'introduzione del quoziente familiare e la riduzione dell'Irap.MISURE SVILUPPO? ITALIA NON PUÒ CRESCERE COME ALTRIRimasto in ombra per buona parte della conferenza stampa, Tremonti viene tirato in ballo quando i cronisti gli chiedono se il governo stia studiando anche misure a sostegno dello sviluppo.Berlusconi non gli dà il tempo di rispondere e subito dice: "Noi non possiamo crescere come gli altri Paesi perché abbiamo sulle spalle eredità pesanti lasciate dai governi precedenti".I fardelli dell'Italia, spiega il premier, sono "il debito pubblico, la rinuncia al nucleare che porta l'energia a costare il 30-50% in più di quanto dovrebbe, l'oppressione burocratica, la carenza di infrastrutture e un sistema della giustizia che ha tempi che sono il doppio e il triplo degli altri paesi"."Questo programma molto stretto di lavoro dovrà essere la risposta alla politica delle chiacchiere, che ha portato uno spettacolo deteriore della politica", dice Berlusconi."Ho da darvi una comunicazione di servizio: il presidente del Consiglio ha un indice di fiducia calcolato su competenza, credibilità e capacità di ricoprire il proprio ruolo del 60,2% stamattina. Il tutto è testimoniato dal traffico che si ferma quando il presidente del Consiglio arriva dovunque in Italia", dice Berlusconi chiudendo la conferenza stampa.
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