sabato 21 novembre 2009
Il ministro Genro pressa il presdiente brasiliano: «In Italia c'è fascismo». Per la polizia federale l’ex terrorista ha intrapreso anche in Sudamerica «attività eversive». Il Viminale: perché lo scoprono ora?
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L'estradizione di Cesare Battisti si allontana nel tempo e la pratica si complica ulteriormente. Ci mette ancora una volta del suo il ministro della Giustizia Tarso Genro. Era stato lui ad aprire il caso dichiarando rifugiato politico l’ex fondatore dei Proletari armati per il comunismo, contro il parere dell’apposita commissione brasiliana. E ora si dice convinto che il presidente Lula - cui la Suprema Corte, autorizzando l’estradizione, ha rimandato la decisione finale - non lo contraddirà. Anche perché, sostiene, in Italia «il fascismo sta guadagnando forza, anche in settori del governo». Ma Lula adotta una tattica poco brasiliana, almeno nel calcio, e fa "melina". Prende tempo, insomma: «Prima di tutto – dice – devo ricevere la sentenza della Suprema Corte, che stanno redigendo. Poi prenderò una decisione».Dal Brasile però trapela una novità che, se confermata, potrebbe cambiare le carte in tavola. Battisti, che intanto prosegue lo sciopero della fame, stando a quanto sostiene ora la polizia federale, durante la sua clandestinità in Brasile sarebbe stato coinvolto in non meglio specificate «attività terroristiche». Lo rivela il maggior quotidiano brasiliano, la Folha de S.Paulo, che riporta dichiarazioni del commissario Cleberson Alminhana, relative a «investigazioni realizzate dalla polizia federale sulle attività illecite di Battisti durante il suo soggiorno illegale». Le prove emergerebbero dal disco rigido di un computer e da alcuni cd sequestrati nell’appartamento di Copacabana dove abitava l’ex terrorista, prima di essere arrestato nell’aprile 2007, e dove vennero sequestrati anche due suoi passaporti falsi francesi. Battisti era riuscito a fuggire dalla Francia grazie ai sostegni ottenuti in ambienti vicini alla scrittrice francese Fred Vargas, sua nume tutelare nella sua nuova attività letteraria e legata a sua volta da rapporti di stretta amicizia con Carla Bruni, alias signora Sarkozy. Alminhana ora fa sapere di aver avviato le pratiche per passare il materiale al servizio antiterrorismo della polizia federale brasiliana e all’Interpol. La notizia è stata appresa dall’Italia con stupore e un po’ di scetticismo, visto che – ricordano al Viminale – la cattura dell’ex terrorista (proveniente dalla criminalità comune, "convertitosi" in carcere alla lotta armata e condannato in contumacia per quattro omicidi) avvenne grazie alla fattiva collaborazione della nostra Polizia con quella francese col supporto operativa della polizia brasiliana. Una collaborazione alla luce della quale non si spiega una notizia così tardiva peraltro neanche comunicata ancora attraverso gli ordinari canali di consultazione investigativa.Ironica, intanto, la replica di Ignazio la Russa alle parole in libertà di Genro: «Il ministro della Giustizia brasiliano è liberissimo di esprimersi come vuole – dice il ministro della Difesa –. Spero che in quel Paese possa esprimere liberamente le sue opinioni come sicuramente possiamo farlo noi in Italia. Complimenti!». Mentre il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri le definisce dichiarazioni da "Bagaglino", «l’unico luogo dove le sue risibili affermazioni potrebbero trovare collocazione». Anche se «l’amicizia dell’Italia per il Brasile è comunque tale che riusciremo a ignorare ancora una volta le panzane del signor Genro».In Francia si fa sentire l’ex leader di Potere Operario Oreste Scalzone, che ha occupato, con una decina di altre persone, i locali dell’Istituto italiano di Cultura a Parigi, in solidarietà con Battisti. E anche in Italia, a sinistra, c’è chi, come l’ex onorevole Paolo Cento, fa il tifo per Lula e lo invita a «resistere». Mentre Jacopo Venier, del Pdci, si limita a giudicare «scomposte» queste reazioni a Genro, aggiungendo subito però che sull’estradizione di Battisti «siamo tutti d’accordo».
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