lunedì 13 agosto 2018
Il germe "serratia marcenses" ha ucciso un neonato al reparto di Patologia neonatale degli Spedali Civili. Dieci i bebè contagiati, tra cui il gemello della vittima, le cui condizioni sono migliorate
L'ingresso degli Spedali Civili di Brescia

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L'intera equipe medica del reparto terapia neonatale degli Spedali Civili di Brescia è stata iscritta nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo. La decisione della procura bresciana si riferisce alla morte del neonato ucciso dal batterio "serratia marcescens" contratto durante il ricovero in nosocomio. Si tratta di un "atto dovuto" per consentire ai medici indagati di poter nominare un proprio consulente per l'autopsia che sarà effettuata sul corpicino del bimbo.

Il piccolo era nato prematuro da una coppia residente in città ed era stato ricoverato con il gemellino che pure avrebbe contratto il batterio così come altri nove ospiti dello stesso reparto di Patologia neonatale dove si sarebbe sviluppato un focolaio epidemico. Le condizioni del fratellino sono migliorate. Il decesso del neonato è avvenuto martedì in conseguenza di uno shock settico. «Al primo riscontro della malattia, cioè il 20 luglio, è stato immediatamente allertato il Comitato Infezioni Ospedaliere Pediatrico e sono state subito poste in essere le prime misure di sorveglianza e contenimento» ha fatto sapere l’azienda sanitaria bresciana.
I carabinieri del Nas hanno acquisito la documentazione medica ed effettuato i primi accertamenti per capire se e come il batterio, che colpisce in particolare il sistema gastrointestinale, sia stato portato da esterni.

«Attualmente, dei dieci neonati positivi per serratia, 6 sono ancora degenti. E dei restanti 27 pazienti risultati negativi allo screening 10 sono stati dimessi e 17 sono ancora ricoverati», afferma l’azienda ospedaliera. La situazione continuerà ad essere mantenuta sotto stretta osservazione mentre l’accettazione del reparto rimarrà chiusa, così da poter liberare gli ambienti di degenza e procedere a una loro ulteriore radicale bonifica. Il batterio risulta molto resistente all’azione degli antibiotici ed era stato isolato in alcuni degenti della divisione di Patologia neonatale già alla fine di luglio.

Il germe sotto accusa si insinua di solito nel suolo, nelle acque di superificie o di scarico, sulle piante, negli animali (soprattutto insetti) e nell’uomo. Il nome "marcescens" deriva dal fatto che il batterio, dopo aver prodotto un pigmento rosso (la prodigiosina), marcisce velocemente in una massa fluida mucillaginosa. Ma come può essere stato trasmesso nelle cellule del neonato morto, del suo gemellino e degli altri bambini infettati? Fonti di contagio possono essere le mani degli operatori sanitari, il latte, le superfici delle termoculle, il sapone per il lavaggio delle mani.
Le condizioni dei piccoli infettati risultano stabili. Le bonifiche effettuate negli ambienti escludono il rischio di ulteriori contagi. L’assessore regionale al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha istituito una commissione d’inchiesta «per verificare misure di sorveglianza e di contenimento del batterio» nel reparto dell’ospedale bresciano. In passato si erano registrati casi di infezione da serratia marcescens negli ospedali di Como nel 2014 e Mantova nel 2012.

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