lunedì 9 giugno 2014
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Ribolle. La terra. Il caldo di un’estate in anticipo. La rabbia di questa gente. S’è alzata, da qualche minuto, una sottile colonna di fumo a sette od ottocento metri, laggiù nella campagna caivanese. Il solito rogo. Tossico. Il tempo di arrivare lì ed è rimasta solo cenere maleodorante di scarti d’abbigliamento, di polistirolo, di cinque o sei copertoni e chissà cos’altro. «Le istituzioni devono temere le mamme arrabbiate, le mamme che hanno perso i figli. Perché diventano grandi guerriere»: gli occhi di Marzia Caccioppoli fiammeggiano mentre parla. Vive con suo marito a Casalnuovo e il loro figlio Antonio è morto il 2 giugno 2013, quando aveva nove anni e mezzo, ucciso dal “Glioblastoma multiforme” (tumore che viene in età avanzata ed è soprattutto diffuso nelle zone giapponesi dove fanno i conti con la radioattività). Fa parte, con altre madri che hanno perso i figli, dell’associazione “Noi genitori di tutti”: «Adesso siamo stanche e stanche di essere prese in giro dalle istituzioni», continua. A tutte, confidenzialmente, i medici hanno spiegato che i loro figli sono morti d’inquinamento «ed io nemmeno sapevo di vivere nella “Terra dei fuochi”».Ennesima riunione del “Coordinamento comitati fuochi”. Lucio Iavarone, il portavoce, è un fiume in piena: «Non è servita a nulla una legge nazionale, non è servita a nulla una legge regionale, non è servito a nulla un Patto tra le Prefetture, i comuni non fanno nulla e spesso nemmeno hanno strumenti, nulla è stato fatto per le mappature, né per tutelare i prodotti agricoli, né per la tracciabilità dei rifiuti speciali e tossici, non sono partiti gli screening e non si sa che fine abbiano fatto i soldi stanziati per questo. Ormai è tutto assurdo. È assolutamente incontestabile, assolutamente (lo ripete, ndr), che due anni di lotte non siano servite a nulla e nulla sia cambiato. Come pure è diventato palese che l’obiettivo sia far scivolare nel dimenticatoio la tragedia della Terra dei fuochi».La rabbia non ribolle solamente, ma monta, cresce, si diffonde. Da queste parti tantissimi non hanno votato alle europee perché «non c’è più fiducia nello Stato e nei suoi rappresentanti». Accordi e leggi e promesse di questi mesi? «Non è stato mantenuto né applicato nulla e in questa terra non si vede nulla di nuovo, ma ora c’è anche il sapore della presa in giro - ruggisce Enzo Tosti, dell’associazione “Massimo Stanzione” di Orta di Atella -. Perciò il tempo delle interlocuzioni con le istituzioni è finito». Parlare con le gente impressiona perché è un coro: «L’umore è ormai pessimo», annota Francesco Malmo di “Futuro felix”. Sei mesi dopo la legge, tutto è rimasto uguale. Non si è mai visto, non si vede né si sente l’aiuto dello Stato e della Regione. A questo punto è diventato inevitabile organizzarci su una nuova linea di protesta che non prevede più il dialogo, ma, sempre nella legalità, azioni forti». Loro a vedere, toccare invece ti ci portano, non è più - affatto - sorpresa. Afragola, Caivano, Frattamaggiore, Orta, Acerra, Casal di Principe e via via tutti gli altri paesi e le campagne intorno. Soliti roghi. Solite mille e mille montagne di plastiche, vernici, pneumatici, scarti di lavorazioni d’abbigliamento e scarpe, amianti a cielo aperto e tutto quanto uccide senza rumore. Tonnellate e tonnellate e tonnellate. L’avvocato del “Coordinamento comitati fuochi”, Ambrogio Vallo, è amareggiato: «Dopo l’incontro col ministro Galletti (giovedì scorso a Roma, ndr) abbiamo purtroppo avuto l’ennesima prova che le istituzioni sono totalmente inadeguate» e per questo «abbiamo messo in mora il ministro stesso». Ancora, anche da lui, quella frase: «È finito il tempo delle promesse, che sono state tutte disattese. E da adesso diremo “no” a tutte le passerelle politiche nella Terra dei fuochi». Ma soprattutto «stiamo per mettere in campo nuovi strumenti democratici di lotta».Anche Anna Magri ha perso suo figlio sei anni fa, anche in quel caso le dissero che fu colpa dei rifiuti tossici: Riccardo aveva un anno e mezzo, lo uccise una leucemia. Ed anche lei fa parte di “Noi genitori di tutti”. «Qui non vogliamo più nessun politico, più nessuno!», tuona: «Si sono esibiti soltanto in passerelle. Basta. O fanno cose concrete e subito per noi o che qui non venga più nessuno. Perché ci hanno scocciato. Scocciato! Ci hanno raccontato solamente grosse bugie». Di nuovo Enzo Tosti: «Probabilmente tutto questo “non fare” è strumentale a qualcosa e qualcuno. E noi crediamo che ancora oggi in Parlamento siano ben rappresentati i poteri forti e le grandi lobby massoniche, ecco perché questa resistenza a non voler operare su una terra violentata già da decenni…».La parrocchia nel Parco Verde di Caivano stamane è inondata di sole. Comincia a farsi strada un timore del quale «abbiamo parlato anche al ministro Galletti», racconta don Maurizio Patriciello. «Noi non usciremo mai dalla legalità, non useremo alcun genere di violenza: mai! Ci mancherebbe altro. Però inutile negare esista il rischio che qualcuno possa muoversi su altre strade, specie fra i più giovani, che sono molto arrabbiati, che sono i più esacerbati e vogliono vedere soluzioni. Dio non voglia che accada, noi ci impegneremo sempre anche per questo».
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