venerdì 26 giugno 2020
Barcone alla deriva da un giorno. In zona navi militari di diversi Paesi e una fregata italiana antisommergibili. Nessuno interviene, catturati dai guardacoste di Tripoli
L'allerta ai naviganti lanciata dall'Italia. Che lascia intervenire i libici

L'allerta ai naviganti lanciata dall'Italia. Che lascia intervenire i libici

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Nascere alla deriva, mentre accanto muoiono sei persone. Con i soccorritori che arriveranno quasi dodici ore dopo il primo Sos di Alrm Phone. Soccorritori che con una mano salvano dal mare e con l’altra accompagnano nei campi di prigionia.



È venuto al mondo così il piccolo profugo e già naufrago, mentre il gommone con quasi 100 migranti era alla deriva nel mare, in acque internazionali ma nell’area di ricerca libica. Il coordinamento dei soccorsi di Roma poco dopo le 16 ha inviato un messaggio di allerta a tutti i vascelli in zona, chiamati a deviare la rotta per raggiungere i migranti e soccorrerli. Tra le navi più vicine, assetti militari di vari Paesi e almeno una nave militare italiana da diverse fonti militari indicata a 80 miglia dal gommone.



La fregata della Marina Militare “De La Penne”, inquadrata nell’operazione Mare Sicuro, raggiunge una velocità di 30 nodi, in altre parole in meno di 3 ore avrebbe potuto coprire la distanza dal gommone. Nelle stesse ore la nave “Mare Jonio”, della piattaforma italiana Mediterranea, si trovava a una distanza inferiore ma data la minore velocità (circa 8 miglia all’ora) avrebbe impiegato quasi dieci ore a salvare i migranti. Alla fine è arrivata la cosiddetta guardia costiera libica, che alle 23 ha intercettato i migranti mentre stava per sopraggiungere la Mare Jonio, circa sette ore dopo l’Sos da Roma. Un intervento delle Marina italiana o di quella francese, presente in zona con un’altra fregata, avrebbe dimezzato i tempi dei soccorsi e, forse, potuto salvare qualcuno dei sei profughi poi deceduti.



Fonti di Avvenire vicine ai vertici militari avevano confermato «la presenza nell’area del caso, di una fregata antisommergibile della Marina Militare italiana». La Libia non è riconosciuta come porto sicuro di sbarco, un eventuale soccorso da nave militare estera con trasbordo dei migranti su una motovedetta libica o, peggio, con sbarco a Tripoli, avrebbe esposto le autorità di questi Paesi alla violazione del principio internazionale di “non respingimento”. Unica alternativa legalmente accettabile sarebbe stato lo sbarco in porto italiano. Ed è anche per questo che sarebbe stato atteso l’intervento libico.



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