giovedì 21 dicembre 2017
Dodici ore di intervento hanno permesso a Francine e Adrienne, unite per la schiena, di guardarsi finalmente negli occhi. L'evento pro-bono segue di poche settimane un'altra operazione simile.
Separate due gemelline siamesi del Burundi
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Finalmente adesso possono guardarsi negli occhi e abbracciarsi. Francine e Adrienne non lo avevano potuto fare dalla nascita, sette mesi fa in Burundi, perché unite per la schiena all'altezza della zona sacrale (pigopaghe). E a poche settimane da un intervento simile all'ospedale Bambino Gesù su due sorelline algerine, sono state separate il 30 novembre scorso nello stesso ospedale. Dopo una prima fase di terapia intensiva, adesso sono potute tornare nel reparto di Neonatologia. Stavolta in due lettini diversi.

Come nel caso dell'intervento sulle bambine algerine Rayenne e Djihene, che erano unite per il torace e per l'addome, anche in questo eccezionale intervento sono stati utilizzati modelli in 3D per simulare l'operazione per tutta la fase di preparazione di tre mesi e quattro équipe di cinque diverse aree disciplinari al lavoro in contemporanea. La separazione di Francine e Adrienne, come quella di metà ottobre, rientra nei progetti di cura umanitaria (e dunque pro-bono) che l'ospedale della Santa Sede ha intrapreso ormai da anni, arrivano nel 2017 a circa 100 casi.

«La sfida di questo intervento - spiega il direttore del dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica Pietro Bagolan - è stata separare il midollo spinale senza sacrificare le varie radici nervose, con l'obiettivo di garantire alle bambine la migliore qualità di vita possibile, tenendo conto che torneranno a crescere in un'area geografica in cui i presìdi sanitari sono una rarità».


I siamesi: un caso ogni 100mila nati

I gemelli siamesi - che hanno in comune una o più parti dell'organismo, come le due piccole bambine del Burundi separate all'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma - rappresentano delle nascite rarissime: se ne conta infatti un caso ogni 100mila nati vivi e per la gravità delle malformazioni il 75% di loro non sopravvive. Eppure tale condizione è nota da almeno un migliaio di anni. Il primo caso di gemelli siamesi del quale si abbia notizia è stato registrato nel 954 dopo Cristo, da uno storico bizantino chiamato Leone Diacono.

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