sabato 31 maggio 2014
Basta rileggersi le undici regole del testo per comprendere quanto sia rispettato. (Umberto Folena)
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Pubblichiamo un brano tratto dal libro di Umberto Folena, "L’illusione di vincere. Il gioco d’azzardo emergenza sociale" (Ancora), pagine 56-60.A proposito della pubblicità dei giochi d’azzardo, alcuni paletti ben chiari, compresi alcuni presenti del decreto Balduzzi erano stati inseriti nel settembre 2012 nel Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale dello Iap, l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria. Si tratta di undici regole frutto della collaborazione tra Iap e Sistema gioco Italia, la federazione della filiera dell’industria del gioco e dell’intrattenimento che fa capo a Confindustria Servizi innovativi e tecnologici, che da sola rappresenta l’80% degli operatori (...).Il Codice di autodisciplina, a prima vista, è una cosa serissima. Vincola i soggetti che vi aderiscono. E se il Giurì si pronuncia, il messaggio scorretto deve immediatamente cessare. Il primo articolo del Codice recita: «La comunicazione commerciale deve essere onesta, veritiera e corretta». Il secondo incalza: «La comunicazione commerciale deve evitare ogni dichiarazione o rappresentazione che sia tale da indurre in errore i consumatori, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazioni non palesemente iperboliche, specie per quanto riguarda le caratteristiche e gli effetti del prodotto, il prezzo, la gratuità, le condizioni di vendita, la diffusione, l’identità delle persone rappresentate, i premi o riconoscimenti». E tanto basti.Il nuovo articolo è il 28 ter («Giochi con vincita in denaro»), che dunque impegna la grande maggioranza degli operatori del settore. È impossibile che chi guardi la televisione, anche in modo saltuario e distratto, non sia incappato nella pubblicità dei giochi d’azzardo, in particolare poker on line e scommesse sportive; e per tutti è altresì possibile gettare lo sguardo su una qualsiasi slot machine e leggere inviti a giocare e istruzioni; quindi ciascuno di noi può giudicare se le norme siano rispettate; e in caso contrario, in quanto cittadino e consumatore, può inoltrare regolare reclamo allo Iap.L’articolo 28 ter, liberamente sottoscritto da Sistema Gioco Italia, elenca undici precisi divieti: «La comunicazione commerciale relativa a tali giochi non deve:1) incoraggiare il gioco eccessivo o incontrollato2) negare che il gioco possa comportare dei rischi3) omettere di esplicitare le modalità e le condizioni per la fruizione degli incentivi e dei bonus4) presentare e suggerire che il gioco sia un modo per risolvere problemi finanziari o personali, o costituisca una fonte di guadagno o di sostentamento alternativa al lavoro, piuttosto che una semplice forma di intrattenimento e di divertimento5) indurre a ritenere che l’esperienza, la competenza o l’abilità del giocatore permetta di ridurre o eliminare l’incertezza della vincita o consenta di vincere sistematicamente6) rivolgersi o fare riferimento, anche indiretto, ai minori, e rappresentare questi ultimi – o soggetti che appaiano evidentemente tali – intenti al gioco7) utilizzare segni, disegni, personaggi e persone, direttamente e primariamente legati ai minori, che possano generare un diretto interesse su di loro8) indurre a ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale9) rappresentare l’astensione dal gioco come un valore negativo10) indurre a confondere la facilità del gioco con la facilità della vincita11) fare riferimento a servizi di credito al consumo immediatamente utilizzabili ai fini del gioco».Basterebbe il numero 8 per gettare al rogo praticamente tutti gli spot con giocatori belli, giovani, ricchi, spavaldi e felici, in cui è inevitabile che il telespettatore dalla scarsa abilità critica tenda a identificarsi. Invece...Il 27 settembre 2012, a Milano, alla presentazione del nuovo articolo era presente anche Massimo Passamonti, presidente di Sistema Gioco Italia. Vano attendersi da lui anche il minimo accenno di preoccupazione per i giocatori patologici. Inevitabile invece l’autoglorificazione: «L’adozione del Codice è segno e conferma del senso di responsabilità da parte degli operatori di un settore che riveste un ruolo importante nell’economia del Paese, con oltre 6.600 imprese e più di 100mila persone impiegate».Il giudizio di chi sta dall’altra parte, quella delle vittime e dei perdenti, è diametralmente opposto: «L’impostazione dell’articolo è demagogica e inapplicabile se non nei principi – dichiarava all’indomani l’avvocato Attilio Simeone, coordinatore nazionale del cartello "Insieme contro l’azzardo" –, il testo è basato sul ragionamento per paradossi e per negazioni contrapposte: il risultato è fumoso. Non ci sono riferimenti a internet, che a mio parere può essere uno spazio controllabile, basta volerlo. Ma se lo Stato ha riconosciuto che il gioco porta a delle serie patologie, è lo stesso Stato che deve regolamentarlo».
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